Mafia, arrestati due carabinieri. La procura: «Erano le talpe di Messina Denaro»

Le accuse sono di favoreggiamento aggravato e accesso abusivo al sistema informatico. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino

La procura della Repubblica di Palermo ha ordinato l’arresto di due investigatori dei Carabinieri, accusati di avere passato notizie riservate a un soggetto mafioso vicino al super latitante Matteo Messina Denaro. Si tratta del tenente colonnello Marco Zappalà, ufficiale dei carabinieri in servizio alla Direzione antimafia di Caltanissetta, e Giuseppe Barcellona, appuntato dei carabinieri in servizio alla Compagnia di Castelvetrano. L’accusa è di favoreggiamento aggravato e accesso abusivo al sistema informatico. Zappalà era considerato uno degli uomini in prima linea alla caccia del latitante ed era anche impegnato in prima persona nelle indagini sulle stragi di Falcone e Borsellino. Barcellona, ex appartenente ai Reparti operativi speciali dell’Arma, era in servizio al Norm della Compagnia di Castelvetrano e svolgeva attività di indagine su delega dei pm di Palermo anche sulla cattura di Messina Denaro. In particolare si occupava dell’ascolto delle intercettazioni telefoniche e ambientali. il carabiniere avrebbe fotografato i verbali di trascrizione di una conversazione registrata tra due indagati che parlavano della famiglia mafiosa di Castelvetrano, paese del padrino ricercato, e di un possibile nascondiglio del boss. Da qui l’accusa di accesso abusivo al sistema informatico per l’appuntato.


Tra le persone arrestate c’è anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, che in passato avrebbe tenuto un contatto epistolare con il boss latitante. L’ex primo cittadino, già coinvolto in un’inchiesta per traffico di droga, era stato ingaggiato nel 2007 dai Servizi segreti per contribuire alle indagini su Matteo Messina Denaro. Vaccarino è accusato di favoreggiamento aggravato. Secondo i magistrati è possibile che le”talpe” abbiano fatto filtrare anche la parte di un dialogo intercettato in cui si parlava del nascondiglio del latitante Messina Denaro.Il provvedimento è stato emesso dal gip Piergiorgio Morosini su richiesta dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Pierangelo Padova e Francesca Dessì. Due anni fa,l’agente dei servizi segreti Marco Lazzari, era stato arrestato per un’altra fuga di notizie: avrebbe comunicato a un boss di Gela di essere finito nelle indagini su Messina Denaro.


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