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Esa e Nasa unite per deviare un asteroide, ma è solo una simulazione

02 Maggio 2019 - 18:59 Juanne Pili
E se un asteroide minacciasse di colpirci entro il 29 aprile 2027? Le principali agenzie spaziali simulano l'emergenza in rete

Se vi siete accorti dei tweet apocalittici lanciati dal profilo Esa Operation riguardo all’impatto di un asteroide sulla Terra non preoccupatevi, si tratta solo di una esercitazione. Parliamo di un progetto che vede assieme Nasa, Esa e l’Agenzia federale americana per la gestione delle emergenze (Fema) nell’ambito della Conferenza sulla difesa planetaria inaugurata lunedì scorso a Washington. Che fare se un asteroide punta minacciosamente contro di noi? La stessa domanda ce la poniamo già per eventi considerati meno improbabili, come terremoti, uragani, vulcani in eruzione e altre calamità; la risposta è sempre quella di ridurre al minimo i fattori di rischio preparando la popolazione e le istituzioni a gestire l’emergenza, per esempio con esercitazioni dal vivo e simulazioni al computer.

Una «bufala» da astronomi

Così le due agenzie spaziali si sono inventate l’imminente avvicinamento di un asteroide, mettendo in piedi un vero e proprio gioco di ruolo (Gdr) che vede coinvolti non solo gli scienziati, ma anche i follower su Twitter. Come tutti i Gdr che si rispettino questo asteroide ha una storia, metterla in scena significa anche far vedere come dovrebbero presentarsi «notizie vere» su un fenomeno del genere, dandoci gli strumenti per comprendere i protocolli di allerta che si metterebbero in modo. Tutto comincia il 26 marzo scorso, quando un asteroideviene avvistato dagli astronomi,battezzato il giorno dopo col nome «2019 Pdc» dalMinor planet center per conto dell’Unione internazionale di astronomia (Iau).

Le tre lettere finali sono importanti, perché forniscono un indizio inequivocabile che si tratta di una «bufala», la sigla infatti è quella della Conferenza (Planetary defense conference). Qualsiasi esperto sa che una classificazione del genere non verrebbe mai usata per un vero asteroide. Inizialmente l’oggetto viene classificato come «potenzialmente pericoloso» e c’è una possibilità su 50 mila che l’oggetto, del diametro di 300 metri, entri in collisione con la Terra. Col suo avvicinamento i calcoli si affinano e le cose si fanno più preoccupanti: adesso la probabilità che ci colpisca entro il 2027 è di 1 su 100.

Fingiamo che sia tutto vero: cosa si fa?

Stando alle proiezioni ricavate dall’avvicinamento dell’oggetto -dalla velocità e dalla traiettoria dell’orbita rispetto a quella terrestre – è possibile calcolare un «corridoio di rischio» entro cui potrebbe avvenire l’impatto, la sua larghezza è di 70 chilometri. Siamo in grado anche di calcolare la data della potenziale catastrofe: 29 aprile 2027. La linea rossa tracciata dagli astronomi, ovvero il continuum entro cui dovrebbe avvenire l’impatto, passa dagli Stati Uniti all’Africa. Tutte le agenzie spaziali hanno a questo punto un lasso di tempo di otto anni per pianificare una difesa congiunta contro la comune minaccia. Nella realtà un supporto importante potrebbe darcelo il telescopio Flyeye, a caccia di potenziali minacce dallo Spazio. Avvistare l’oggetto con un largo anticipo – come nella simulazione in corso – farà la differenza.

Resta a questo punto una domanda: cosa si fa? Il tema era stato già affrontato da Esa e Nasa in un incontro tenutosi in Germania nel gennaio scorso, riguardante non solo gli asteroidi ma anche il problema della spazzatura spaziale. Sono due le missioni già in campo per studiare gli asteroidi ed eventualmente una manovra di deviazione: Hera dell’Esa e Dart (Double asteroid redirection test) della Nasa, quest’ultima nel 2022 dovrà essere in grado di sperimentare una deviazione nell’asteroide binario Didymos, più precisamente sulla sua «Luna» Didymoon. Se tutto andrà come nei piani,Dart sarà la prima dimostrazione dell’uso di un «impatto cinetico» per deviare l’orbita di un asteroide. Il termine elegante indica semplicemente che la sonda dovrà schiantarsi contro Didymoon ad una velocità di 6 chilometri al secondo, sufficiente per modificare la rotta del corpo dal diametro di circa 150 metri (dimensioni tipiche del genere di asteroidi che prevediamo potrebbero minacciare la Terra).

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