Negozi di cannabis, porti, centri sociali e di accoglienza. Tutto quello che Salvini vuole chiudere

Nell’ultimo anno il leader leghista ha collezionato consensi anche promettendo chiusure. Le abbiamo ricapitolate 

Mancano pochi giorni al 1° giugno, anniversario del giuramento dell'esecutivo Conte: dopo un anno di governo forse è il tempo di fare un bilancio. La prima evidenza di questi dodici mesi è chela figura politicamente e mediaticamente più forte è stata quella di Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno è riuscito nell'impresa di ribaltare i rapporti di forza rispetto all'alleato tanto neisondaggiquanto alle elezioni regionali, dove ha vinto grazie all'alleanza di centrodestra. Soltanto negli ultimi giorni è arrivata la prima parziale sconfitta del leader della Lega, che ha dovuto abbozzare sul "licenziamento" del sottosegretario Armando Siri indagato per corruzione.


Ma come è riuscito Matteo Salvini in quest'impresa? Qual è stata la sua parola d'ordine, il suo motto, il suo«America first», la sua «Rottamazione», il suo «Yes you can»? Un verbo, spesso coniugato al futuro: chiudere. Chiuderemo i porti, chiuderemo i centri sociali, quelli d'accoglienza, i luoghi di cultodegli islamici, i campi rom e chiuderemo anche gli shop che vendono la cannabis light. Dell'altra parta, il Movimento 5 Stelle, che ha scelto una declinazione verbale più burocratica: abolire. Aboliremo le province, aboliremo i vitalizi, aboliremoil Cnel e – l'impresa delle imprese – aboliremo la povertà.


Se abolire è stato complicato per il Movimento 5 Stelle, non si può dire che Salvini non sia riuscito a mettere in pratica le chiusure. Oggi è la volta dei negozi di cannabis light, che in conseguenza della direttiva voluta dal ministro sembrano avere i giorni contati; ma è solo l'ultima delle serrate annunciate dal ministro dell'Interno che, di fatto, è riuscito (in parte) achiudere ciò che per sua natura è aperto:i porti. E in questa battaglia ha avuto il sostegno dell'alleato pentastellato, che-attraverso l'uso della democrazia diretta (il voto sulla piattaforma Rousseau) – ha deciso che il potere giudiziario (il tribunale dei ministri di Catania sul caso della nave Diciotti) non avrebbe potuto processare il potere esecutivo (lo stesso Salvini).

Oltre ai porti, il leader della Lega ha chiuso icentrid'accoglienza per richiedenti asilo:da quello di Castelnuovo, vicino a Roma, a quello di Mineo, che sarà sgomberato entro la fine dell'anno, passando per il Cas di Torrenova- periferia est della capitale – dove il ministro è riuscito addirittura a scatenare le ire delle solitamente pacifiche suore.«Queste sono le nuove modalità con cui vengono chiuse le strutture adesso, dopo l’entrata in vigore del decreto sicurezza – aveva dichiarato a Open Suor Maria Rosa – Sono già statichiusi diversi Casdal primo febbraio in poi e questa volta è toccato a noi. Sono modalità che noi riteniamo poco dignitose, poco rispettose della dignità delle persone».

Dopo i porti e i centri di accoglienza,Salvini haminacciato di chiudere i centri sociali, sebbene non abbia maifatto mistero di averli frequentati in passato, i campi rom (suo grande cavallo di battaglia), ha annunciato una stretta sulle moschee («non ne concederò nemmeno una») e ora tocca ai negozi di cannabis light, la cui istituzione – dicono i Cinque Stelle -fu approvataall'unanimità nella scorsa legislatura, anche con i voti della Lega. Scelte che finora hanno dato i frutti sperati e che trovano un'unica eccezione. In un anno di Governo, Salvini ha lottato per una sola apertura: quella delle case chiuse.