M5s all’attacco sulla nuova inchiesta a Legnano. Di Maio: «La scelta è tra noi e una nuova Tangentopoli»

Se il leader della Lega Salvini ha detto «di avere fiducia nei suoi uomini e nei magistrati», il capo politico dei 5 Stelle è andato all’attacco, esattamente come aveva fatto con la recente inchiesta sulle tangenti che ha travolto il centrodestra in Lombardia

Nella campagna elettorale 5 Stelle per le Europee c’è una parola sempre più frequente: Tangentopoli. Erano state le cronache parlamentari- solo due anni fa – a ipotizzare la discesa in campo di uno dei protagonisti dell’inchiesta Mani Pulite, Piercamillo Davigo, tra i 5 Stelle. Una possibilità caldeggiata dal partito di Luigi Di Maio ma fortemente respinta dall’ex presidente dell’Associazione Nazionale magistrati, convinto sostenitore della separazione tra la carriera da magistrato e quella da politico.


Il pericolo di tornare a un periodo simile al 1992, viene sempre più spesso evocato dal capo politico M5S, secondo cui«spuntano tangenti ovunque, giorno dopo giorno e la scelta in vista delle Europee sembra essere sempre più chiara: il 26 maggio la scelta sarà tra noi e questa nuova Tangentopoli». Il commento arriva nel giorno in cui l’inchiesta Piazza pulita, della procura di Busto Arsizio (Va) ha portato agli arresti domiciliari del sindaco leghista di Legnano (Mi), l’assessore alle Opere Pubbliche e il vice-sindaco di Forza Italia (in carcere).


Se il leader della Lega Salvini ha detto«di avere fiducia nei suoi uomini e nei magistrati», Luigi Di Maio è andato all’attacco, esattamente come aveva fatto con la recente inchiesta sulle tangenti che ha travolto il centrodestra in Lombardia. Ma era stato il caso Siri, a riaccendere lo scontro – ad alto tasso di giustizialismo – tra gli alleati di governo. Il partito di Salvini ha usato più volte l’arma delle indagini che hanno coinvolto gliesponenti 5 Stelle, ricordando l’arresto del presidente dell’assemblea Capitolina Marcello De Vito. Espulso dal Movimento 5 Stelle«in 30 secondi»,secondo la narrazione pentastellata.

Sia Salvini che Di Maio hanno dato enfasi alle inchieste che hanno coinvolto gli esponenti del centro-sinistra (dall’Umbria alla Calabria), con il primo che ha attaccato Nicola Zingaretti anche per la nomina nella direzione generale dello sviluppo economica di una dirigente regionale imputata per truffa nei confronti della Regione Lazio (costituitasi parte civile).

In questo corto-circuito continuo, a base di avvisi di garanzia, c’è una data che più di altre è all’attenzione del Movimento 5 Stelle: il 30 maggio è attesa a Genova la sentenza nel processo per«spese pazze» del vice-ministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi(ex consigliere regionale in Liguria). Secondo il contratto di governo Lega-M5S, nessun membro dell’esecutivo può restare al suo posto in caso dicondanna, anche di primo grado.

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