Affronto nel ghetto di Roma: pietra d’inciampo coperta con una minaccia contro gli ebrei

«Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto»: vandalizzata una pietra d’inciampo in via della Reginella

«Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto». È la scritta stampata su su un adesivo in lingua tedesca attaccato su una pietra di inciampo, in via della Reginella, cuore del ghetto ebraico di Roma. La minaccia copre il nome di un deportato nei campi di concentramento che ha perso la vita durante la follia nazi-fascista. È successo durante la notte tra il 28 e il 29 maggio.


Via della Reginella

Tutto il ghetto ebraico di Roma è monitorato h24 dalle forze dell’ordine. Ma nessuno ha visto nulla e l’unica telecamera di sorveglianza della strada, quella di un negozio, era fuori uso. Per questo gli investigatori non sono ancora riusciti a farsi un’idea su chi possa essere stato il criminale che ha apposto l’adesivo blu con scritta bianca.


Il ghetto è sconvolto

Per il timore che il gesto potesse essere emulato, la comunità aveva deciso di non lanciare l’allarme. Ma lo sdegno dei passanti e dei residenti si è diffuso e la denuncia sui social è stata la naturale conseguenza. «Gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto», una frase che non lascia spazio alle interpretazioni, è una minaccia precisa contro la comunità. E il fattaccio è avvenuto proprio a una settimana dalla bella manifestazione, «Memorie d’inciampo», che ha visto le scolaresche romane pulire e lucidare le pietre disseminate per la Capitale.

Cosa sono le pietre di inciampo

Si tratta di blocchi di ottone applicati su marciapiedi, strade, al posto di sampietrini, nei luoghi dove vivevano le persone della comunità ebraica prima di essere deportate nei campi di sterminio o nelle fosse ardeatine. In tutte le città d’Europa, l’artista tedesco Gunter Demnig ne ha poste migliaia. Oggi sono circa 70 mila e su di esse c’è scritto il nome della persona deportata, il cognome, la data di nascita e, quando è nota, quella di morte. A Roma ce ne sono 288.

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