Lettera all’Ue, caccia alla “manina” che ha diffuso il testo. Lega e M5s finiscono in tribunale

In un’intervista al «Corriere della Sera», il ministro dell’Economia ha dichiarato di aver presentato una denuncia contro ignoti

«Non era pensata per la pubblicazione, non sarebbe dovuta uscire». Giovanni Tria, ministro dell’Economia del governo Conte, è a caccia della “manina” che ha fatto trapelare la bozza della lettera indirizzata alla Commissione europea, che aveva chiesto chiarimenti sulla mancata riduzione del debito pubblico. Una fuga di notizie che, ancora una volta, ha rischiato di compromettere la tenuta dell’esecutivo.


Lega e Movimento 5 stelle si lanciano accuse reciproche. E la vicenda è finita addirittura in tribunale: in un’intervista al Corriere, Tria ha dichiarato di aver avviato un’indagine interna e di aver già fatto depositare una denuncia contro ignoti alla Procura di Roma.


Cos’è successo

Il 29 maggio la Commissione europea scrive al governo italiano chiedendo spiegazioni sulla mancata riduzione del debito pubblico. L’Italia ha due giorni per rispondere: ovviamente viene incaricato del caso il ministro dell’Economia Giovanni Tria che prevede di spedire la lettera durante la serata del 31 maggio. A mercati ancora aperti e con le contrattazioni ancora in corso sullo spread, viene pubblicata dalle agenzie stampa una bozza di quella lettera. Cosa che, ovviamente, dà il via a una cascata di reazioni politiche.

Cosa c’è scritto nella lettera

Nel documento, o meglio nella sua bozza, il Governo avanzava la proposta di tagliare le risorse destinate al reddito di cittadinanza e quota 100. Le due misure simbolo del Governo. In particolare, è un passaggio ad accendere gli animi dei 5 Stelle. «Il Governo sta avviando una nuova Revisione della spesa – si legge nella bozza per la Ue – e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022».

Dichiarazioni e smentite

La prima reazione, ovviamente affidata a Facebook, è di Luigi Di Maio: «Non ho avuto ancora il piacere di leggere la lettera preparata dal ministro Tria all’Unione Europea, ma apprendo che prevede tagli alla spesa sociale, alla Sanità, a Quota 100, al Reddito di Cittadinanza», scrive il vicepremier.

E continua, «ma stiamo scherzando? Lo dico chiaramente: al governo Monti non si torna. Basta austerità, basta tagli, di altre politiche lacrime e sangue non se ne parla. Non esiste! Magari è utile fare un vertice di maggioranza con la Lega insieme al presidente Conte e allo stesso Tria, così sistemiamo insieme questa lettera, prima che qualcuno la mandi a Bruxelles!».

Il ministero dell’Economia e delle finanze, sotto accusa, si trova costretto a rispondere per tentare una distensione lampo: «Il Mef smentisce nel modo più categorico le notizie di stampa che anticiperebbero i contenuti della lettera che il ministro Tria si prepara a inviare alla Commissione europea. Tali contenuti non corrispondono alla realtà. Come si potrà constatare quando si prenderà visione della lettera che sarà firmata dal ministro e inviata a Bruxelles».

Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, attraverso una nota di Palazzo Chigi, prova a sedare la tensione. «È molto grave la diffusione di testi non corrispondenti a quello su cui il ministro Tria e il Presidente Conte stanno lavorando». Ma la polemica è già troppo diffusa perché si interrompa la catena di accuse.

Dal Movimento arriva la bordata di Laura Castelli, sottosegretario al ministero dell’Economia. «Mi sorprende che Tria smentisca la versione della lettera circolata. Anche io avevo visto una bozza con i tagli al welfare. Mi rincuora che Conte abbia deciso di correggerne aspetti per noi irricevibili». È la conferma definitiva che l’opzione di tagliare fondi a reddito e quota 100 è stata presa in considerazione. Nell’intervista al Corriere, Tria accusa proprio Laura Castelli: «Non doveva avere quel testo, quello era un documento riservato».

La lettera finale

Nella versione definitiva, inviata alla Commissione europea in tarda serata, i tagli contestati dal Movimento Cinque Stelle sono stati sostituiti con la proposta di attuazione di «un programma complessivo di riforme della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie».

Nel documento firmato da Giovanni Tria si legge che «il disavanzo dovrebbe attestarsi significativamente al di sotto delle previsioni della Commissione e la variazione del saldo strutturale dovrebbe essere conforme al Psc (Patto di stabilità e crescita, ndr) anche sulla base della stima di output gap della Commissione». Contenuti tecnici, ma in sostanza scompaiono i collegamenti alle due misure simbolo del Governo.

Le parole del ministro dell’Economia al «Corriere»

La pubblicazione della lettera «danneggia il negoziato con la Commissione europea – dice Tria al Corriere -. Quel testo non era definitivo, era una bozza incompleta con varie opzioni aperte. Non era pensata per la pubblicazione, non sarebbe dovuta uscire».

Ma di chi è la responsabilità? «Non ne ho idea – afferma il ministro -, ma è un fatto molto grave». E, riferendosi all’uscita del suo sottosegretario, dice: «Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere. Quello era un documento riservato, una bozza di lavoro con i miei appunti annotati a mano in cui osservavo nei vari passaggi “questo sì”, “questo no”. La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo».

Poi Tria fuga ogni dubbio sull’intesa tra il suo ministero e Palazzo Chigi: «Con Conte abbiamo iniziato a discutere la risposta da mandare alla Commissione europea prima ancora che la lettera arrivasse ufficialmente. E ho un appoggio pieno e preventivo a portare avanti questo negoziato. Con il premier ci eravamo detti che io avrei contattato soprattutto la Lega sui contenuti della risposta da mandare a Bruxelles, mentre Conte doveva contattare i 5 Stelle».

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