Di Maio: più controlli sui«negozi pakistani». La base protesta: «Non ci salvinizziamo»

L’annuncio sul canale ufficiale ha creato diversi malumori tra gli onorevoli pentastellati

«Adesso inizieremo a fare i controlli anche sui negozi cinesi e pakistani» è la scritta che campeggia sulla foto di Luigi Di Maio, in un post pubblicato dalla pagina ufficiale del M5s. «Molti irregolari lavorano in modo illegittimo in piccole attività poco trasparenti, che evadono il fisco e vendono prodotti non registrati, nocivi, facendo concorrenza sleale e danneggiando la nostra economia», si legge nel commento d’accompagnamento alla foto.


«Diverse inchieste giornalistiche – si legge nel post su Facebook – hanno testimoniato tutto ciò nel caso di attività cinesi e pakistane. È arrivato il momento di aumentare i controlli e lo faremo già dalle prossime settimane». 


I dissapori all’interno del M5s

La scelta di focalizzarsi solo su negozi cinesi e pakistani ha creato però dei forti dissapori all’interno dei gruppi parlamentari Cinque Stelle. Intercettati dall’Adnkronos, diversi esponenti (rimasti anonimi) del Movimento si sono lasciati andare a commenti di rigetto e perplessità verso l’iniziativa di comunicazione adottata dai Cinque Stelle. 

«Chi prende queste decisioni?», si chiedono alcuni parlamentari, mentre altri definiscono il post «una porcheria». Un senatore, invece, ha commento la comunicazione con toni più forti e amari: «Ormai ci ritroviamo a scimmiottare la Lega. Perché non annunciare più controlli nei negozi italiani dove si fa il nero o dove, soprattutto al Sud, ragazzi lavorano anche solo per 200 euro al mese?». 

I commenti degli utenti al post

Il riferimento alla Lega appare anche nei commenti sotto alla foto: «Io direi semplicemente che vanno controllati tutti gli esercizi commerciali non ci salvinizziamo dividendo tutti in base all’etnia, siamo famosi per evasione fiscale e lavoro nero», scrive Mara. 

Anche Luigi pone la stessa osservazione: «Lo Stato deve controllare tutti a prescindere dalla nazionalità!!! State diventando una farsa, non si capisce il senso di questa propaganda che da un lato ammicca ai filosalviniani e dall’altro ai giustizialisti. La campagna elettorale è finita».

Non mancano però anche commenti positivi circa la decisione del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico: «Guerra al lavoro sommerso e allo sfruttamento del lavoro minorile. Ormai la Cina sta comprando interi quartieri per poterli usare come fabbriche clandestine», osserva Giuliano, mentre Fabio, leghista dichiarato, scrive: «Da Leghista, hai il mio vivo apprezzamento sig. Ministro. Bravo».

Il “richiamo” ai «negozietti etnici» del Decreto Sicurezza

Il riferimento alla Lega non è però totalmente infondato. Risalgono infatti a ottobre 2018 le parole del leader del Carroccio Matteo Salvini sui «negozi etnici». Il titolare del Viminale, infatti, definì queste attività «luoghi di ritrovo di spacciatori, ubriaconi e casinisti», richiedendone la chiusura entro le ore 21 per «questioni di sicurezza».

La norma specifica sugli esercizi commerciali «interessati da fenomeni di aggregazione notturna», inclusa tra le voci del “Decreto Sicurezza”, è stata approvata il 27 novembre 2018.

Foto copertina: ANSA/FRANCO CAUTILLO

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