In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICAAgrigentoGiuseppe ConteImmigrazioneLampedusaMatteo SalviniOlandaONGSea WatchSicilia

Sea Watch, Salvini scrive all’Olanda: «Vi riteniamo responsabili della vostra nave»

21 Giugno 2019 - 16:54 Felice Florio
Mentre 43 migranti a bordo della Sea Watch attendono da sette giorni al largo di Lampedusa, Salvini chiede a Conte di intervenire direttamente con l'omologo olandese

Da 11 giorni la nave Sea Watch 3 è ferma al largo di Lampedusa: il ministro dell’Interno ha usato parole fortissime contro l’ong tedesca e, per applicazione del decreto Sicurezza bis, i 43 migranti a bordo dell’imbarcazione non possono scendere sulla terraferma. «Delinquenti» e «sequestratori di esseri umani», ha detto Matteo Salvini degli attivisti a bordo.

Per risolvere la situazione senza far sbarcare i migranti sulle coste italiani, Salvini ha deciso di scrivere all’Olanda. La Sea Watch infatti è una Ong tedesca ma la nave, che si chiama Sea Watch 3, batte bandiera olandese. Anche qui, le accuse da parte del vicepremier sono dure.

«Ho scritto personalmente al mio collega ministro olandese: sono incredulo perché si stanno disinteressando di una nave con la loro bandiera, peraltro usata da una Ong tedesca, che da ormai undici giorni galleggia in mezzo al mare. Riterremo il governo olandese, e l’Unione Europea assente e lontana come sempre, responsabili di qualunque cosa accadrà alle donne e agli uomini a bordo della SeaWatch».

La lettera di Salvini al premier Conte

Non è la prima volta in questo nuovo caso Sea Watch che il ministro dell’Interno impunga carta e penna. Nei giorni scorsi aveva spedito una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per sollecitare un’«energica nuova iniziativa di sensibilizzazione» nei confronti dei Paesi Bassi. La nave Sea Watch 3, benché gestita dall’omonima ong tedesca, batte bandiera olandese e la responsabilità ricade sull’autorità marittima che le ha concesso i permessi di navigazione.

«Caro Giuseppe, ti scrivo per condividere alcune riflessioni in merito alla perdurante condotta della nave Sea Watch 3. Reputo, in particolare, doveroso richiamare l’attenzione dei Paesi Bassi sul responsabile esercizio dei propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo nonché sulla conseguente esigenza di porre in essere, prontamente ed efficacemente ogni azione necessaria, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, affinché sia assicurato il rispetto integrale del complessivo quadro normativo».

«Tale intervento – aggiunge Salvini prima di “un cordiale saluto” – appare essenziale per completare le recenti iniziative adottate dal nostro Governo sul controllo delle frontiere e in tema di contrasto all’immigrazione illegale. Iniziative che hanno segnato un concreto punto di svolta nella gestione dei flussi migratori illegali via mare, nel pieno rispetto dei diritti umani». La risposta del destinatario della lettera è arrivata direttamente da Bruxelles.

«Comprendo lo stallo che si è venuto a creare – ha detto a riguardo Giuseppe Conte durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo -. Il presidente del Consiglio è sempre disponibile a intervenire in aiuto dei suoi ministri, anche del ministro dell’Interno. E devo dire che sono già prontamente intervenuto. Ho approfittato dei lavori del Consiglio europeo e attendiamo una risposta dai Paesi Bassi».

L’appello del medico di bordo

«Abbiamo molti pazienti con dolori qui non curabili a causa delle torture e non possiamo gestire la situazione ancora a lungo. Non vi parlo da medico, vi parlo da essere umano», sono queste le parole che Verena, il medico a bordo di Sea Watch, usa in un video-appello postato su twitter dalla Ong per tornare a chiedere un porto sicuro.

«Per favore, aiutateci a far sbarcare queste persone dalla nostra nave, ora, hanno bisogno di cure mediche. Il mare è calmo ma sta facendo sempre più caldo soprattutto nella zona in cui stanno le persone. Quindi hanno problemi di disidratazione, cosa sulla quale non possiamo intervenire. Inoltre – continua il medico – abbiamo molte persone che hanno vissuto traumi e torture quindi hanno bisogno di supporto psicologico. E si trovano in uno spazio molto ristretto e non possiamo prevedere come potranno reagire allo stress che sta aumentando con il passare dei giorni».

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti