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La colpa di chiamarsi Sea Watch: 45 migranti sbarcano a Lampedusa, i 43 della Ong ancora a bordo

Proseguono gli sbarchi nonostante il blocco navale previsto dal decreto Sicurezza bis

Le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza hanno recuperato 45 migranti, fra cui due bambini e una donna incinta, nelle acque sottocosta antistanti l’isola di Lampedusa. Una volta soccorsi, sono stati subito trasferiti nell’hotspot.

Si tratterebbe di cittadini del Senegal, della Costa d’Avorio, del Kenya e della Somalia. Intanto, al largo di Lampedusa, i 45 migranti a bordo della Sea Watch non sono autorizzati a sbarcare, bloccati dalla chiusura del porto alla nave dell’Ong stabilita dal provvedimento del ministero dell’Interno, controfirmato, come previsto dal Decreto di Sicurezza bis, dai ministri delle Infrastrutture e della Difesa Toninelli e Trenta.

Nella giornata di ieri 18 giugno, era arrivata anche la sentenza del Tar del Lazio che aveva stabilito la legittimità di negare l’accesso alla Sea Watch da parte del Viminale. Il Tribunale aveva respinto il ricorso della Ong, che però riferiva a Open di non aver ricevuto alcuna notifica da parte del Tar: la notizia dell’esito del ricorso era stata diffusa, come successo in casi analoghi, dallo stesso ministero degli Interni.

A sostegno della Sea Watch e dello sbarco dei 43 migranti , tra cui 6 donne e 4 minori non accompagnati di cui uno di 12 anni, il forum “Lampedusa solidale” ha organizzato una mobilitazione sull’isola: «Da questa sera dormiremo sul sagrato della Parrocchia San Gerlando a Lampedusa, fino a quando i naufraghi e l’equipaggio a bordo della Sea Watch non verranno fatti scendere a terra, in un porto sicuro, come è giusto che sia», hanno annunciato.

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«A Lampedusa, decine e decine di volte in questi anni – affermano i promotori dell’iniziativa – le persone migranti hanno scelto la parrocchia di San Gerlando come luogo in cui riunirsi e incontrare chiunque fosse disponibile a conoscerli, parlare con loro e ascoltarli. Uomini, donne e bambini salvati in mare hanno, in quella piazza, raccontato sogni, aspirazioni e desideri, hanno pregato, cantato, digiunato e difeso in maniera pacifica i propri diritti, riaffermando la loro dignità».

Il ministro Salvini nei giorni scorsi aveva chiarito senza mezze misure quale fosse la sua posizione sulla vicenda: «Ci sono persone a bordo per scelta di questi delinquenti, per scelta di questi sequestratori di esseri umani – ha detto Salvini -. Bambini, donne incinte e malati scendono, ma questi delinquenti risponderanno alle loro coscienze di eventuali problemi. Dovevano andare in Libia, potevano andare in Tunisia o a Malta: sono arrivati in Italia. L’hanno chiesto loro il porto alla Libia, la Libia lo ha dato e loro hanno disobbedito».

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