In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀAgrigentoCarola RacketeImmigrazioneInchiesteIntervisteLampedusaONGSea WatchSicilia

Sea Watch, l’avvocato di Rackete: «È stanca. Ritiene di avere salvato delle persone in modo legittimo»

Alla 31enne tedesca, ora ai domiciliari, sono stati notificati tre atti: la sanzione amministrativa prevista dal decreto Sicurezza bis (multa da 10 a 50mila euro), il verbale di sequestro dell'imbarcazione e quello di arresto

Il capitano della Sea Watch 3, Carola Rackete, attende dai domiciliari (in un luogo tenuto riservato, a Lampedusa) l’interrogatorio di garanzia che avverrà probabilmente lunedì. «Quello che è successo stanotte è un fatto forte. Lei ritiene di avere salvato delle persone in modo legittimo. Si difenderà davanti al giudice» spiega l’avvocato Leonardo Marino che questa notte era in caserma insieme alla sua assistita. Che ora non può ricevere telefonate, né la visita di persone all’infuori dei suoi legali.

Al reato di immigrazione clandestina, che già ieri era stato contestato alla 31enne tedesca, si è aggiunta la violazione dell’articolo 1100 del codice
della navigazione che ha portato al suo arresto. «Non c’è il reato di naufragio (della motovedetta della Guardia di Finanza, speronata durante la manovra di attracco, ndr) che si pensava venisse contestato nella fase iniziale.

La Guardia di Finanza ora dovrà trasmettere l’informativa al pm e poi il pm deciderà se contestare altri reati perché si tratta pur sempre di un’imputazione provvisoria» sostiene l’avvocato. Insomma, le accuse a carico del Capitano della Sea Watch 3 potrebbero aumentare.

Per questa imputazione ‘provvisoria’, che riguarda il comportamento del comandante o dell’ufficiale che commette atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, Carola Rackete rischia da tre a dieci anni di carcere. Alla 31enne tedesca sono stati notificati tre atti: la sanzione amministrativa prevista dal decreto sicurezza bis (multa da 10 a 50mila euro), il verbale di sequestro dell’imbarcazione e quello di arresto.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato di «atto criminale», ma l’avvocato Marino preferisce non esprimersi: «Non mi chieda di commentare le polemiche politiche. Questa notte è successo quello che nessuno si aspettava: c’era uno stato di emergenza che Carola Rackete aveva segnalato più volte a cui nessuno ha dato risposta».

Dopo la richiesta di convalida dell’arresto da parte del pubblico ministero, il giudice delle indagini preliminari avrà 48 ore di tempo per fissare l’udienza (che si terrà ad Agrigento) in cui si dovrà decidere se convalidare o meno il provvedimento. L’imbarcazione della ong tedesca è ora sotto sequestro probatorio (eseguito dalla Guardia di finanza), provvedimento che dovrà essere convalidato.

Sembra invece escluso il sequestro amministrativo (previsto dal decreto Sicurezza bis) non soltanto perché la nave della Ong tedesca è già sotto sequestro, ma perché il provvedimento prevede, per fare scattare il sequestro amministrativo, la recidiva. Ma il decreto legge è entrato in vigore solo il 15 giugno.

Il decreto sicurezza bis

Il provvedimento consente al ministro dell’Interno di «limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica». Per avere validità, il blocco deve essere controfirmato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e da quello della Difesa, mentre il presidente del Consiglio deve essere semplicemente informato.

La multa

Il comandante della nave e l’armatore, sempre in base al decreto Sicurezza bis, rischiano una sanzione amministrativa da 10mila a 50mila euro. La multa è comminata dal prefetto competente territorialmente, quindi, nel caso della Sea Watch, da quello di Agrigento.

Il sequestro della nave

In caso di reiterazione del comportamento illecito scatta una «la sanzione accessoria della confisca». Anche in questo caso spetta al prefetto emanare l’atto esecutivo. Sebbene nella sostanza non è la prima volta che Sea Watch cerca di approdare alle coste italiane dopo aver tratto in salvo i migranti, non si può parlare di reiterazione perché nelle precedenti occasioni il decreto non era stato ancora approvato: di fatto, il divieto non esisteva.

Sullo stesso tema:

Articoli di ATTUALITÀ più letti