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Luca Palamara accusa Pignatone: «Mi parlò del fascicolo inviato ai pm di Perugia»

04 Luglio 2019 - 11:24 Fabio Giuffrida
«Per me l'incubo è cominciato quando mi è stato comunicato da Pignatone che era stata trovata la ricevuta di un soggiorno in compagnia di Adele Attisani»

Luca Palamara non ha dubbi: è innocente, totalmente estraneo ai fatti che gli vengono contestati. Lo ribadisce nel pomeriggio del 30 maggio negli uffici della Procura di Perugia dove è stato convocato perché accusato di corruzione per le presunte utilità ricevute dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, che gli avrebbe pagato persino i viaggi all’estero.

E, a proposito dell’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, il pm romano, ex membro del Csm ed ex presidente dell’Anm spiega a chi lo interroga: «Per me oggi è la liberazione da un incubo che inizia nel novembre 2017, quando mi è stato comunicato in via riservata e amichevole da Pignatone che era stata trovata la ricevuta di un soggiorno in compagnia di Adele Attisani (una sua amica)». La ricevuta era già stata acquisita dalle Fiamme Gialle. A scriverlo stamattina è Il Fatto Quotidiano.

Cosa ha detto Palamara

Il suo racconto si fa sempre più dettagliato: «A maggio 2018 seppi da Pignatone (questo è il loro secondo incontro, ndr) che un fascicolo era stato inoltrato a Perugia, che si trattava di pagamenti effettuati da Centofanti (il suo presunto corruttore) inerenti alcuni soggiorni. Aggiunse che, non essendoci alcuna controprestazione, io dovevo stare tranquillo. In quel periodo tutti erano venuti a conoscenza dei contenuti di tali accertamenti e ne parlavano. Per me fu un vero stillicidio».

I viaggi di Palamara

In merito ai viaggi – secondo l’accusa pagati dall’imprenditore Centofanti – Palamara ha spiegato che «ognuno può affrontare un periodo difficile sul piano personale»: «Ci sono stati momenti di evasione legati a viaggi ed io, a lui (si riferisce a Centofanti, ndr) che ero amico, chiedevo una cosa come favore personale, ovvero non far risultare che io fossi in giro con una persona diversa da mia moglie. Gli chiedevo di non far risultare che ero io a prenotare e che non risultasse la stanza a mio carico. Inoltre, non volevo far risultare pagamenti con la mia carta di credito».

Sul presunto “sconto” del soggiorno del gennaio 2015, Palamara dichiara: «Non sapevo per come mi dite che lo sconto venne pagato da Centofanti. Né so che la cena di capodanno sarebbe stata pagata da lui. Credevo di aver pagato un pacchetto completo».

Infine una precisazione: «A Roma girava la voce che io avessi il trojan e ne parlammo con Ferri (Cosimo, parlamentare del Pd, non indagato, ndr) il quale lo aveva saputo da alcuni consiglieri ai quali Erbani (consigliere di Sergio Mattarella, anche lui estraneo all’inchiesta) aveva riferito che qualcuno era stato infettato dal trojan, e io notavo che in tanti temevano di parlare con me».

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