La lettera-denuncia di 62 deputati francesi sull’arresto di Carola Rackete
Lo scrivono 62 deputati francesi, principalmente della maggioranza, sul Journal Du Dimanche, domenica 7 luglio in una lettera aperta «contro la criminalizzazione del salvataggio in mare: «Siamo fermamente contrari alla preoccupante deriva che consiste nell’arrestare persone che salvano vite umane».
La lettera evoca il caso di Carola Rackete, la capitana di Sea Watch3, arrestata a Lampedusa dalla polizia italiana dopo aver atteso per 17 giorni l’autorizzazione a sbarcare. Ma anche quello di Pia Klemp, ex capitana di Iuventa e SeaWatch, che rischia 20 anni di prigione.
«Né loro, né i loro equipaggi, né le ONG proprietarie delle navi possono essere sottoposte a sanzioni per degli atti umanitari», scrivono i deputati della République en Marche di Macron, ma anche del Partito Socialista.
Per i 62 firmatari, il diritto marittimo internazionale impone di salvare i naufraghi ma la loro accoglienza rimane troppo sfocata e la collaborazione tra i paesi di approdo dei migranti e gli altri non è sancita da regole abbastanza chiare. Questo porta a situazioni di paralisi come quella in cui si sono trovati i richiedenti asilo della Sea Watch, nonostante il loro cattivo stato di salute.
«Chiediamo che gli Stati europei si mettano d’accordo al più presto per trovare a livello europeo un meccanismo di sbarco che non faccia pesare la responsabilità su un solo Stato», scrivono nella lettera aperta, «e che la depenalizzazione del delitto di solidarietà sia applicata al contesto europeo, perché l’Europa rimanga una terra di umanità».
Per il caso Sea Watch, la portavoce del governo francese, Sibeth Ndiaye, aveva già attaccato il ministro dell’Interno durante un’intervista al canale francese BFMTV. Per il ministro dell’Interno Christophe Castaner, la decisione del governo italiano di arrestare Rackete è stata presa, «in violazione del diritto internazionale del mare, mentre degli sbarchi di persone soccorse in mare continuano a prodursi in Italia, tanto da navi di Ong che della guardia costiera italiana».
A lui il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini aveva risposto: «Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere. L’Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare – aggiunge Salvini – che ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia e abbandonava immigrati nei boschi italiani».
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