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Libia, missili francesi nei campi militari di Haftar: Parigi si difende. Salvini: «Gravissimo»

Secondo l'Eliseo i missili erano in dotazione a forze militari francesi a «scopo di intelligence e antiterrorismo»

Quattro missili anticarro Javelin venduti dagli Stati Uniti alla Francia sono stati ritrovati in Libia in un campo militare del generale Khalifa Haftar. La scoperta arriva dal New York Times.

I potenti missili americani sono stati ritrovati il 26 giugno nella città di Gheryan, a sud di Tripoli, da dove Haftar gestiva le operazioni militari contro Tripoli.

Il generale Khalifa Haftar è impegnato in un confronto armato con il governo riconosciuto dall’Onu e dall’Italia di Fayez al Sarraj. Dal quattro aprile l’uomo forte della Cirenaica ha lanciato un offensiva al rivale di Tripoli per il controllo del Paese. Dall’inizio del conflitto più di mille persone hanno persone la vita, e centinaia sono gli sfollati e i feriti.

«Sarebbe un fatto gravissimo, chiederemo spiegazioni: dobbiamo lavorare tutti insieme per pacificare la Libia, non per armare gruppi che poi attaccano obiettivi civili». Lo dice all’Agi il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

La vendita

Nel 2010 la Francia acquistò 260 missili Javelin dagli Stati Uniti, che ne vietò, però, la vendita a terzi. Sulla questione, il Dipartimento di Stato ha avuto una riunione con le commissioni di Camera e Senato confermando le conclusioni della propria inchiesta, ossia che i missili trovati in Libia sono proprio quelli venduti alla Francia.

La conferma statunitense ha portato allo scoperto Parigi che si è difesa affermando che i missili sono danneggiati, e dunque inutilizzabili ed erano stati depositati temporaneamente in un magazzino. Il ministero della Difesa ha spiegato che i missili Javelin erano stati forniti per autodifesa alle forze francesi «schierate a scopi di intelligence antiterrorismo».

Queste armi erano «di proprietà delle nostre forze per la loro stessa sicurezza» e «non è mai stata in questione» l’idea di «vendere, cedere, prestare o trasferire queste munizioni a chiunque in Libia» , ha assicurato Parigi.

Nel documento del dipartimento della difesa americana che attesta la volontà della Francia di acquistare i missili si legge come «la vendita porposta non altererà l’equilibrio militare nella regione» e di come la Francia avrebbe usato i nuovi equipaggiamenti militari per «combattere minacce regionali».

L’ambiguità francese

I rumors sulla presenza della Francia in Libia sono sul tavolo da tempo. Tanto che in ben due occasioni Parigi fu costretta ad ammettere che le sue forze militari stessero operando in Libia. Il primo fu nel 2016 quando un elicottero francese con tre militari a bordo si schiantò nei pressi della città orientale di Bengasi.

Il secondo, nel 2017, quando Macron appoggiò Haftar nella conquista di Bengasi, a est del Paese, in Cirenaica. Ma la scoperta del quotidiano americano apre un nuovo capitolo sulla presenza francese in Libia e sulla violazione dell’embargo dell’Onu sulla vendita di armi, che Parigi rigetta ribadendo di non aver violato il divieto imposto dalle Nazioni Unite.

Per la Francia sono molte le questioni da chiarire. Nonostante il dietrofront, resta da capire perché i missili siano stati trovati nella Libia occidentale visto che le forze speciali francesi sono di stanza nell’est del Paese, molto lontano da Tripoli, dove attualmente si concentrano gli scontri.

Ma questa è solo l’ultima ambiguità da parte del governo francese sul suo coinvolgimento in Libia. Già ad aprile, la Francia era stata accusata di doppio gioco sulla partita libica per aver bocciato un documento Ue che esortava il generale Haftar a fermare l’avanzata su Tripoli. L’accusa era arrivata anche e soprattutto dall’Italia.

Il conflitto in Libia

Dalla caduta di Gheddafi nel 2011 , e ora con lo scontro tra Sarraj e Haftar, il Paese è diventato, l’ennesimo, in Medio Oriente, terreno di scontro per procura tra potenze regionali. Il supporto ad Haftar era arrivato, con certezza, fino ad ora, tramite la fornitura, clandestina, di armi da parte di Emirati Arabi ed Egitto. Dall’altra parte si era assistito all’ingresso in campo di Qatar e Turchia attraverso l’appoggio a gruppi islamisti in favore di Tripoli.

Ma la rivelazione del New York Times smaschera il coinvolgimento di un’ulteriore potenza, questa volta europea e mette in imbarazzo non solo l’Europa, impegnata in sforzi diplomatici per portare stabilità nel Paese, ma anche la Francia che ha dovuto gettare la maschera sul suo appoggio ad Haftar e l’antagonismo all’Italia sul futuro del Paese.

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