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Commissione Ue, Ursula von der Leyen potrebbe non avere i numeri: nodo migranti, chi deve convincere

La sua elezione a Presidente della Commissione europea rimane in bilico per una sessantina di voti. Determinante la spaccatura in sede ai socialisti, ai quali la politica tedesca ha inviato una lettera

Le servono 374 voti per diventare il prossimo presidente della Commissione Europea, ma Ursula von der Leyen potrebbe non farcela. Il ministro della difesa tedesco per il momento sembra poter far affidamento soltanto sui voti del suo gruppo parlamentare di centrodestra, il Partito popolare europeo, che conta 182 eurodeputati.

Una minoranza del nuovo gruppo di liberal-democratici, Renew Europe, di paternità del Presidente francese Emmanuel Macron, protagonista determinante nelle processo di selezione delle alte cariche dell’Ue, non sembra essere intenzionata a votare Vdl. Ma è la spaccatura in seno al gruppo socialdemocratico che dovrebbe essere decisiva.

Una parte dei socialisti – si parla di una sessantina di deputati socialisti su un totale di 154 – lamentano troppa timidezza ed eccessiva cautela nella proposta politica di Vdl. In ambito migratorio, per esempio, vorrebbero un superamento dei trattati di Dublino, che impongono l’accoglienza al Paese di primo approdo. Troppa timidezza anche per quanto riguarda la difesa dello stato di diritto, in Ungheria come in Polonia.

A questi dubbi si aggiunge un certo fastidio nei suoi confronti per il modo in cui è stata nominata: a porte chiuse con i negoziati tra i primi ministri dei principali Paesi membri invece di essere selezionata tra i candidati dei principali partiti, secondo il sistema dello spitzenkandidaten, considerato da molti un metodo più democratico.

Annullando l’incontro previsto con Marco Zanni (Lega), Vdl sembrava aver rinunciato ai voti dei sovranisti. Nonostante questo, la Lega però potrebbe comunque votare a suo favore. Fonti Ansa parlano di contatti tra il capogruppo di Identità e democrazia, Zanni, lo staff del gruppo sovranista al Parlamento europeo e quello della von der Leyden.

I Verdi invece si sono sfilati da soli, delusi dalla sua poca ambizione o radicalità, secondo i punti di vista, in materia ambientale, dopo che la loro richiesta per una riduzione delle emissioni gas serra – del 55% entro il 2050 rispetto ai valori del 1990 – da mettere in programma non è stata soddisfatta. 

La lettera, gli incontri e il voto

Oggi, lunedì 15 luglio, Vdl ha cercato di rispondere almeno in parte a queste perplessità con una lettera indirizzata alla Presidente dei socialisti europei, Iratxe Garcia, in cui ha anticipato alcuni paletti del suo programma promettendo la riduzione di emissioni di almeno il 50% entro il 2030 tramite anche l’introduzione di un carbon tax; maggiore flessibilità in materia fiscale e il completamento dell’unione bancaria; come preannunciato, anche uno strumento per garantire un «salario minimo dignitoso» in ogni Paese.

Promesse più vaghe invece sui temi spinosi dell’immigrazione e del rispetto dello stato di diritto. Per garantire il rispetto della legge e dei diritti civili, Vdl propone la creazione di un nuovo meccanismo burocratico di monitoraggio – European Rule of Law Mechanism – promettendo di dare più spazio al Parlamento.

Per quanto riguarda l’immigrazione, nessuna promessa – nero su bianco – di salvataggio di naufraghi ma l’annuncio di un nuovo patto (ancora da definire). L’unico dato certo: aumentare il personale addetto alla protezione dei confini e la guardia costiera europea (European Border and Coast Guard Agency) in tempi più rapidi (entro il 2024).

Oggi, lunedì 15 luglio, Vdl si incontrerà con il suo partito, il Ppe, per assicurarsi di avere il loro sostegno. Sicuramente cercherà di far leva sia su Frans Timmermans che si Margarethe Vestager – entrambi potenziali membri del suo ‘gabinetto’ – per cercare di guadagnarsi altri consensi nei loro rispettivi partiti.

Ma il momento decisivo dovrebbe arrivare martedì mattina quando presenterà il suo programma agli eurodeputati, qualche ora prima del voto, previsto per le 18, che dovrebbe decidere la sua nomina. Rimane sempre l’opzione del rinvio a settembre, un’opzione che la stessa Vdl sembra ritenere piuttosto improbabile.

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