Autonomie, l’ira di Fontana: «Caro Matteo, così non ci sto»

«Questo è il governo della più bieca restaurazione», dice il governatore lombardo. «Abbiamo contro i rappresentanti di una vecchia politica che cerca di recuperare qualche voto sparando cazzate»

Nonostante le rassicurazioni del premier Giuseppe Conte, non solo il nodo sulle autonomie non è sciolto, ma rischia di ingarbugliarsi sempre più, con i governatori del Veneto e della Lombardia sul piede di guerra. «A queste condizioni non ci sto», dice a Matteo Salvini il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che affida la sua contrarietà a un’intervista al Corriere della Sera.


Secondo il governatore lombardo, l’insoddisfazione sul testo sull’autonomia regionale parte fin dalle premesse del testo: «Sono fatte apposta per toglierci ogni possibile autonomia su istruzione e scuola». Anche perché, in più, salta – dice Fontana – anche la norma che permetterebbe di «tenere sul territorio i risparmi ottenuti dall’efficientamento dei servizi».


L’impostazione della riforma, insomma, «nasce come se noi volessimo truffare lo Stato e il Sud». Per questo «non ci sono le condizioni per firmare». «Chi ha voluto creare una contrapposizione tra Nord e Sud è in malafede». E invece, assicura Fontana, «questa è una grande opportunità» per il Meridione e «sono indignato».

Il ruolo di Conte

Un risultato che Fontana non si aspettava, spiega ancora al Corriere. Il premier Conte «mi aveva rassicurato». E invece, il presidente del Consiglio «ha fatto una scelta: quella di stare dalla parte delle corporazioni sindacali e non da quella del futuro dei ragazzi». L’affondo di Attilio Fontana sembra senza appello: «Questo è il governo della più bieca restaurazione».

Alla domanda su chi siano i restauratori – se, insomma, il governatore si riferisca del Movimento 5 Stelle – Attilio Fontana risponde: «Abbiamo contro i rappresentanti del vecchio, dell’assistenzialismo, di chi non vuole cambiare niente». Addirittura «di una vecchia repubblica» e «di una vecchia politica» che «cerca di recuperare qualche voto sparando cazzate».

La mancata firma

L’accordo non c’è, la firma neanche, e ora, per Fontana, «questi signori che affermano di essere il cambiamento dovranno spiegare perché hanno impedito che si applicasse la Costituzione». Sono «dei piccoli individui», tuona Attilio Fontana: «non hanno capito che non è una battaglia del Nord contro il Sud o della Lega. È la battaglia del futuro del nostro paese».

Non ha ancora sentito il collega veneto Luca Zaia, anche lui critico con le ultime evoluzioni e con quella che ha definito la «politica del gambero». Ma Fontana è ancora più definitivo: «Per gli squallidi e umilianti giochetti di pseudo politica si blocca tutto e i paladini del Sud sono i suoi più grandi nemici».

Il messaggio a Salvini

Il messaggio per il leader del Carroccio è netto: «A queste condizioni, io non firmo», dice Attilio Fontana. «Non voglio diventare papà di una riforma che non serve a nessuno». Alla domanda se il mancato accordo sulle autonomie costituisca o meno l’ennesimo «mattone» per il governo Conte, Fontana risponde con un «non so».

Ma spiega di essere pronto a cambiare la sua decisione in caso di modifiche. Vuole essere convinto. «Ma quando si dice che i risparmi fatti sul nostro territorio devono essere messi a disposizione degli altri, non si comincia neanche a discutere, perché vuol dire premiare l’inefficienza e penalizzare l’efficienza».

In copertina Attilio Fontana. Ansa/Flavio Lo Scalzo

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