Quando Arata cercò di avvicinare Mattarella per «sponsorizzare» Siri al governo – Le carte

Paolo e Federico Arata avrebbero tentato di avvicinare il presidente della Repubblica, tramite l’ambasciatore americano, per far ottenere all’ex sottosegretario un incarico governativo

17 maggio 2018: le elezioni del 4 marzo hanno consegnato al paese una lunga serie di tentativi di formare un nuovo esecutivo. Il governo Conte non è ancora nato: vedrà la luce il primo giugno. I suoi sottosegretari verranno nominati il 13. Paolo Arata, ex consulente della Lega, secondo gli atti della Direzione investigativa antimafia di Trapani, sta coltivando le sue relazioni e i suoi contatti. L’obiettivo sarebbe quello di far avere al leghista Armando Siri un incarico nel futuro esecutivo. Arata racconta di aver parlato con Gianni Letta, dice di aver chiesto l’intercessione di Giancarlo Giorgetti per far andare il figlio Federico al ministero degli Esteri. Ha parlato con il cardinale americano ultraconservatore Raymond Leo Burke. Si attiva su tutti i fronti. «A dire dell’Arata, Gianni Letta si sarebbe anche adoperato per ‘intervenire’ (non si sa in che termini) su Giancarlo Giorgetti in favore del figlio Federico Arata», si legge nell’informativa della Dia. Viene citato anche Matteo Salvini, il quale, sempre a detta di Arata «non sa dove mettere Armando. Poi io gli ho detto che deve fare il vice ministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche a casa nostra ieri». Non risultano comunque, scrive la Dia, telefonate tra il leader del Carroccio e Arata.


17 maggio 2018

Quella sera, secondo le carte depositate dai pubblici ministeri in vista di un incidente probatorio previsto per il prossimo 25 luglio, Federico chiama il padre Paolo Arata per dirgli di aver ricevuto una chiamata da Siri. Nella telefonata, racconta Federico, il senatore gli ha chiesto di contattare l’ambasciatore americano in Italia – verosimilmente Lewis Michael Eisenberg – affinché intervenisse sul capo dello Stato Sergio Mattarella, per «sponsorizzarlo» per un incarico di governo. Non solo: Federico Arata aggiunge anche di aver tentato la “carta” dell’intercessione del cardinale Raymond Leo Burke per avvicinare l’ambasciatore Usa, portando però a casa un nulla di fatto: Burke avrebbe affermato di «non avere rapporti con quel diplomatico».


L’intercessione di Steve Bannon

Un’altra carta, però, per i due Arata c’è: quella di provare ad agevolare la via di Armando Siri al governo cercando di raggiungere Eisenberg (e, tramite lui, Mattarella) attraverso Steve Bannon, ex consulente del presidente Usa Donald Trump. «Poi ho scritto… poi… visto che tutto il giorno come al solito che mi sento con quell’altro… ha detto… poi dopo gli ho scritto a quest’altro qua e lui è amico… dell’ambasciatore», dice Federico al padre. «Cioè Bannon dici… stai parlando giusto?…Sì sì…usalo perché Armando è un amico», risponde Paolo Arata. Secondo fonti di Open, tra gli omissis degli atti della Dia ci sarebbero altri dettagli sul tentativo di raggiungere il presidente della Repubblica. Sarebbe stato lo stesso Armando Siri a insistere, chiedendo nuovamente, nei giorni successivi, ancora l’aiuto degli Arata per arrivare a far parte dell’esecutivo. Siri avrebbe detto di aver saputo da fonti della Lega che il presidente Mattarella avrebbe espresso resistenze proprio sul suo nome. Per questo il senatore avrebbe invocato l’intervento degli «amici» americani di Federico Arata: il Cardinale Burke e Steve Bannon. Secondo Siri, a loro Mattarella non avrebbe fatto resistenza. Ancora secondo fonti di Open, Arata avrebbe pensato allora di rispolverare la carta Gianni Letta per far arrivare una parola di intercessione al capo dello Stato. L’imprenditore si sarebbe poi occupato di organizzare un incontro tra Bannon e Siri, per favorire la conoscenza tra i due e quindi la «sponsorizzazione». Arata avrebbe anche lavorato per far ottenere a Siri la delega all’Energia del ministero dello Sviluppo Economico. Un piano rispetto al quale si sarebbero messe di “traverso” le evoluzioni politiche, dato che il dicastero in questione è andato a Luigi Di Maio e ai Cinque Stelle.

In copertina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ansa

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