Come dire addio alla plastica e usare prodotti sostitutivi che rispettino l’ambiente

in collaborazione con BioTable

L’innovazione tutta italiana che sostituisce la plastica con materiali vegetali compostabili per preservare l’ambiente e la salute dell’uomo

La società dei consumi ha spinto gli esseri umani ad appropriarsi sempre più di materie prime rispetto a quante ne avessimo bisogno. Consumi progressivamente sempre più insostenibili, che hanno privato la terra delle sue ricchezze. Un uso intemperante, che nel tempo è diventato un automatismo inconsapevole, prendendo piede nelle abitudini quotidiane.


Ma la terra non è uno scrigno di risorse inesauribili: molte delle sue ricchezze vengono depredate quotidianamente dall’egoismo umano, anche in assenza di reale necessità. Il tutto senza che le persone rendano indietro nulla, producendo invece scarti che mettono in pericolo il prezioso ecosistema terrestre che tanto ha offerto agli esseri umani. 


Il limite di sostenibilità è già stato superato, ma l’uomo può – e deve – porre un argine. A differenza del passato, quando i livelli di inquinamento ambientale non erano pienamente quantificabili in modo scientifico, oggi è invece possibile porre un limite alla nostra “inconsapevole” razzia, anche con piccoli gesti quotidiani. 

L’inquinamento da plastica nell’acqua e nell’aria

Secondo i dati del 2018 del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) circa il 95% dei rifiuti in mare è costituito dalla plastica. Nel Mar Mediterraneo, secondo il Wwf, finisce ogni minuto il corrispettivo di circa 33mila bottigliette, che nell’arco di un anno si trasformano in 570mila tonnellate di plastica inquinante. Se non si invertirà la rotta, si stima che nel 2050 nei mari sarà presente più plastica che pesci.

Le materie plastiche, infatti, non solo inquinano nella fase di produzione (estrazione del petrolio e delle materie prime), ma anche nella fase di dispersione. Le materie plastiche, degradandosi, rilasciano nell’aria etilene e metano, due gas estremamente nocivi per la salute umana e per il clima terrestre.

I pericoli per la salute dell’uomo

Inoltre, durante i processi di degradazione, la plastica si discioglie in frammenti più piccoli, noti come microplastiche. Questi frammenti, oltre a essere ingeriti dai pesci e dai molluschi marini, o esser trasportate per via aerea dal vento (e quindi venendo inalate dagli esseri umani), vengono anche ingerite dall’uomo attraverso il consumo di acqua e cibo.

Dal recente studio No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People commissionato dal Wwf all’Università di Newcastle è emerso come ogni settimana gli esseri umani ingeriscono circa 5 grammi di plastica, l’equivalente di una carta di credito. L’ingestione o l’inalazione delle plastiche può generare impatti sulla salute dell’uomo, sia sul fronte endocrinologico sia sul lato neurologico, a causa del rilascio di sostanze chimiche pericolose. 

L’inversione di rotta: una necessità per salvare l’ambiente e noi stessi

Il progresso scientifico e tecnologico, in particolare grazie alle eccellenze della ricerca italiana, ci offre però oggi soluzioni impensabili fino a pochi anni fa. Rimedi nati dalla caparbietà di imprenditori italiani, che hanno saputo osservare la realtà, valutarne le criticità e immaginare un futuro diverso, mettendosi in gioco, senza tralasciare il valore etico delle proprie scelte.

I veri cambiamenti passano per il duro lavoro, inteso come possibilità di crescita e non come costrizione, e divengono abitudine comune con naturalezza. Ma per innovare davvero è necessario anche fare rinunce, percorrendo la strada meno facile e immediata. Si tratta di processi lunghi, che richiedono il coinvolgimento di competenze diverse e di notevoli investimenti produttivo-industriali. Anche in Italia, nonostante la carenza di incentivi e di norme specifiche, esistono esempi virtuosi.

I processi di riconversione green nell’industria italiana: il caso BioTable di Imi S.p.a.

È il caso della I.M.I. SpA, azienda del casertano produttrice di stoviglie monouso, che dal 2014 ha iniziato un profondo processo di riorganizzazione delle proprie risorse produttive e di ricerca dell’eccellenza, senza dimenticare il rispetto dell’ambiente e i propri lavoratori.

La riorganizzazione della società casertana si è basata su tre principali pilastri etici:

  • la riconversione degli impianti preesistenti;
  • la ricerca su nuovi materiali di maggior pregio, prestanza tecnica e sicurezza per l’uomo e per l’ambiente;
  • il mantenimento dell’intera forza lavoro presente nell’azienda, permettendo così a 200 persone di conservare il lavoro, malgrado l’imminente attuazione nel 2021 delle norme comunitarie plastic free.

Lo switch produttivo della I.M.I. SpA, divenuto concreto nel marzo 2019 dopo oltre 5 anni di ricerca con le università e con enti di ricerca italiani e internazionali, punta allo sviluppo di prodotti a base di biopolimeri compostabili di origine vegetale, ottenuti dalla polimerizzazione di acidi prodotti dalla fermentazione di risorse naturali non destinate all’utilizzo alimentare, tutti appartenenti alla linea BioTable.

I valori etici della I.M.I. SpA

L’obiettivo dell’azienda è quello di riconvertire l’intera produzione verso prodotti di alta qualità e funzionalità compostabili al 100%. Prodotti monouso per uso quotidiano – come stoviglie, posate e bicchieri – certificati secondo gli standard qualitativi e funzionali internazionali.

L’intera gamma dei prodotti è costituita da materiali vegetali studiati in laboratorio per ottenere le migliori performance strutturali e funzionali. Prodotti rinnovabili, atossici e non inquinanti che, dopo l’uso, possono essere gettati direttamente nel cestino dell’organico, impattando in modo minore anche sul consumo di acqua e di detersivi inquinanti.

La vita di questi prodotti non si esaurisce neanche in sede di dismissione, ma si trasforma ulteriormente attraverso l’attività enzimatica di microrganismi che convertono il materiale polimerico di origine vegetale in sostanze più semplici, che possono essere impiegate come fertilizzanti. Questo ciclo produttivo, dalla culla alla culla, si inserisce e si sviluppa in perfetta simbiosi con l’ambiente circostante, e dà la possibilità all’uomo di rendere alla natura ciò che ha ricevuto, in modo naturale e sicuro.

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