La figlia dell’ispettore di polizia Filippo Raciti depone la tesi di laurea accanto alla divisa del padre

«Riporre quelle poche pagine accanto alla sua uniforme è stata certamente una delle emozioni più forti della mia vita»

Lei è Fabiana, figlia dell’ispettore capo della polizia di Stato, Filippo Raciti, morto il 2 febbraio 2007 durante gli incidenti scatenati dagli ultras del Catania contro le forze dell’ordine che erano intervenute per sedare i disordini al termine del match calcistico, tenutosi allo stadio Massimino, Catania-Palermo.


La laurea in Giurisprudenza

La figlia del poliziotto ha donato una copia della sua tesi (si è laureata in Giurisprudenza) al X reparto mobile della polizia di Stato. «Con un forte nodo in gola, sono entrata nell’aula magna Filippo Raciti all’interno della quale è stata allestita un’esposizione permanente delle uniformi storiche della polizia di Stato» ha raccontato sul suo profilo Facebook. Tra queste, la più recente, è quella indossata dall’ispettore Filippo Raciti. Per scrivere la tesi ha dovuto leggere le sentenze sull’omicidio del padre: «Non avevo avuto la forza di farlo prima» ha raccontato a Tgcom24.


La tesi

«All’età di 15 anni promisi a me stessa che avrei contribuito a cambiare le cose e, in questi mesi, un ulteriore passo è stato quello di lavorare a una tesi che sottolinea l’importanza delle nostre forze dell’ordine sia nella vita di tutti i giorni che in occasione di grandi eventi sportivi, politici e religiosi». Il lavoro si intitola “Sicurezza ed eventi sportivi: dal trattato n. 218 del Consiglio d’Europa al caso Raciti”. «La notte della morte di mio padre, quel 2 febbraio 2007, rappresenta l’anno zero per l’ordine pubblico nei grandi eventi. Da quella tragica vicenda a oggi l’ordinamento italiano è stato migliorato in tanti aspetti; molte lacune presenti allora nella normativa sono state colmate; tante le novità in materia, dalla scuola di formazione al Daspo» ha spiegato Fabiana Raciti.

«Riporre quelle poche pagine accanto alla sua uniforme – ha concluso – è stata certamente una delle emozioni più forti della mia vita».

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