Fitch lascia invariato rating dell’Italia a BBB, outlook resta negativo

Secondo l’agenzia di rating, il Pil italiano frena a +0,1% nel 2019 e aumenta debito pubblico

Era la notizia economica più attesa della giornata. L’agenzia internazionale di rating Fitch ha confermato il rating BBB dell’Italia. L’outlook resta negativo. Fitch ipotizza che non aumenti l’Iva e che ci sia una flat tax del 15 per centro «come nel programma della Lega». Secondo l’agenzia, inoltre, ci sono «rischi negativi per le prospettive di bilancio qualora un futuro governo decidesse di disimpegnarsi dalle regole di bilancio dell’Ue ed essere più disponibile a rischiare una maggiore instabilità dei mercati finanziari». Il rating è stato confermato a BBB in quanto quello attuale già scontava la possibilità di una caduta del governo: «Gli sviluppi politici di questa settimana rafforzano la nostra valutazione, secondo la quale il governo non avrebbe potuto compiere un mandato completo con il rischio crescente di elezioni anticipate a partire dalla seconda metà di quest’anno».


Il Pil italiano, invece, rallenta. Secondo Fitch nel 2019 salirà dello 0,1%, contro il +0,9% del 2018, mentre per il 2020 la crescita stimata è dello 0,5% e per il 2021 dello 0,4%. In aumento inoltre il debito pubblico: salirà dal 132,2% del 2018 al 134,7% nel 2021. Anche lo scorso 22 febbraio, Fitch aveva confermato il giudizio sull’Italia, mantenendo il rating BBB e lasciando l’outlook negativo, evitando il downgrade per i conti del Paese. In una lunga nota che sapeva di avvertimento, l’agenzia di Washington aveva comunque messo in evidenza che le amministrazioni pubbliche italiane conservano un alto indebitamento e un alto debito estero, e che il settore bancario si conferma debole. Il verdetto del 9 agosto era particolarmente atteso anche alla luce della stima preliminare del Pil nel secondo trimestre, diffusa dall’Istat il 31 luglio, attraverso cui l’istituto di statistica ha evidenziato che la crescita italiana è stagnante.


Cosa sono le agenzie di rating e perché il loro giudizio è importante

Influenzano i mercati, danno il barometro dello stato di salute di un Paese, e assegnano anche delle vere e proprie ‘pagelle’ di cui ogni investitore tiene conto. Le agenzie internazionali di rating sono fondamentali per le piazze finanziarie. Sostanzialmente, sono degli istituti che svolgono analisi e esami dei dati, e che cercano di capire quale sia il valore di un titolo di Stato o di una banca e che giudicano così l’affidabilità creditizia dei governi e dei loro titoli. In questo modo, esprimono anche una valutazione finanziaria (la “capacità di credito”), in base alla quale gli azionisti si muovono di conseguenza. Il rating determina quindi l’andamento del mercato azionario e dei titoli di Stato: qualsiasi investitore prima di comprare un’obbligazione ha bisogno di un’analisi delle condizioni di stabilità economica, finanziaria e patrimoniale dell’ente dal quale sta comprando i titoli. E il compito delle agenzie di rating è appunto questo: fornire all’investitore uno strumento per ponderare le loro scelte sugli investimenti.

Le più note agenzie di rating sono tre: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Questi enti, che negli ambienti finanziari vengono chiamate “le tre sorelle”, controllano il 95% del mercato globale, e hanno tutte e tre base negli Stati Uniti.  Nei prossimi mesi sono attese altre tre revisioni: il 6 settembre si esprimerà Moody’s, il 25 ottobre, a ridosso di una delle probabili date per il voto anticipato, dovrà arrivare il giudizio di Standard and Poor’s e il 15 novembre sarà la volta di Dbrs.

La scala dei valori su cui si basano le pagelle

Questi istituti pubblicano un ‘rating’, ossia una sorta di voto che esprime l’affidabilità di un’impresa o di uno Stato, e la sua capacità di ripagare il debito in un determinato periodo di tempo. La valutazione che viene stilata si basa su una scala di valori (diversa di ente in ente) e ciascuna dicitura ha un suo significato preciso. Alla base del rating a lungo termine, al primo posto della scala di valori c’è la AAA (promozione a pieni voti, massima stabilità ed affidabilità. Ai primi posti ci sono ad esempio Germania, Svizzera, Svezia, Canada); segue AA+ (in cui rientra ad esempio la Finlandia) oppure Aa1 nel caso di Moody’s; a seguire AA e AA- per S&P e Fitch (oppure Aa2 e Aa3 per Moody’s) e, ancora, A+, A e A- per S&P e Fitch (A1 A2 e A3 per Moody’s). Fino a questi livelli, la capacità finanziaria di un paese non viene messa in discussione.

Segue poi il rating B, da BBB (le finanze sono momentaneamente soddisfacenti) a B (situazione economica variabile). Quindi, il rating C (che indica il grado di vulnerabilità). Il D sta a significare il massimo rischio di default. Si chiamano questi ultimi due “junk”, ossia titoli spazzatura. Un altro strumento di valutazione è invece l’outlook che indica la previsione a medio e lungo termine. Può essere positivo, negativo o stabile. Indica appunto la prospettiva nel tempo che ha un ente o uno Stato di avanzare nella graduatoria e di consolidare la sua affidabilità creditizia. Attualmente il nostro rating di Fitch è BBB con outlook negativo.

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