Cosa possiamo imparare dalla balena che è guarita da sola dal cancro

Ecco perché grandi animali come elefanti e megattere hanno meno probabilità di avere il cancro

La remissione dal cancro di una megattera di nome Salt ha qualcosa da dirci anche riguardo al modo in cui potremmo in futuro sviluppare nuove cure contro i tumori. Nel 2011 il team di ricercatori capitanato da Jooke Robbins a bordo della nave Shearwater, prelevò un campione della pelle di Salt.


Oggi uno studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution mostra come il cetaceo si sia ripreso da un tumore grazie a particolari difese biologiche, le quali se comprese a fondo risulteranno preziose anche per gli esseri umani.


Il paradosso di Peto

I cetacei sono tra gli animali più grandi al Mondo e presentano un numero di cellule notevolmente più alto degli esseri umani, oltre a essere piuttosto longevi, questo fa sì che – teoricamente – siano particolarmente predisposti a presentare dei tumori.

Eppure la realtà sembra smentire questo ragionamento: i cetacei non risultano maggiormente a rischio rispetto a noi. Come mai? Questa contraddizione rispetto alle nostre conoscenze è nota come «paradosso di Peto» e prende il nome dall’epidemiologo Richard Peto.

Se il cancro è dovuto a una mutazione nelle cellule, logicamente dovremmo aspettarci una correlazione tra il loro numero e la probabilità di sviluppare dei tumori, invece questo non risulta. Il paradosso è stato riscontrato anche negli elefanti che ugualmente hanno una incidenza di tumori inferiore alla nostra, nonostante la loro notevole grandezza e longevità.

Gigantismo e sistema immunitario

Il punto importante della ricerca sulla megattera Salt non è quindi la remissione in sé, quanto il fatto che i dati raccolti possono aiutarci a comprendere meglio quello che oggi ipotizziamo essere un meccanismo evolutivo. Inoltre, questa caratteristica si accompagna anche col gigantismo.

Il sistema immunitario di questi animali ha meccanismi di difesa più efficienti. Non è un caso se le ricerche più promettenti oggi puntano proprio a “smascherare” le cellule tumorali, rendendole visibili al nostro sistema immunitario.

«I nostri risultati genomici comparativi suggeriscono che l’evoluzione del gigantismo cetaceo è stata accompagnata da una forte selezione su percorsi direttamente collegati al cancro – spiegano i ricercatori nello studio – Le analisi genomiche hanno fatto luce sui meccanismi molecolari alla base dei tratti cetacei, incluso il gigantismo, e contribuiranno allo sviluppo di obiettivi futuri per le terapie del cancro umano».

Perché il nostro sistema immunitario è meno efficiente

Il biologo e divulgatore Giacomo Moro Mauretto del canale YouTube Entropy for Life spiega a Open perché un maggiore numero di cellule può aver agevolato, attraverso la selezione naturale, il sistema immunitario degli animali più grandi.

«In tutti i grandi animali di solito si selezionano meccanismi ridondanti per tenere sotto controllo il cancro – conferma il Biologo – loro hanno molte più cellule e quindi molte più probabilità di ammalarsi.

Anche nell’elefante sono stati riscontrati vari geni oncosopressori in più, è una cosa che si sapeva già, ma apre a strade interessanti, perché potremmo chiederci allora perché non far nascere tutti i bambini con varie coppie di geni oncosopressori, riducendo tantissimo le possibilità di avere il cancro».

Però usano i nostri stessi meccanismi, solo che in loro sono più abbondanti. «Sì, parliamo appunto di diversi geni oncosopressori (i più famosi sono il TP53), che svolgono mansioni di controllo: per esempio una cellula che sta diventando cancerogena può auto-distruggersi, oppure fa in modo che le altre cellule del sistema immunitario vadano ad attaccare quelle tumorali».

Nonostante queste difese ogni tanto una cellula sfugge al controllo. «Nella nostra vita tutti abbiamo sviluppato delle cellule potenzialmente cancerogene – continua Mauretto – che si sono auto-distrutte o sono state eliminate dal sistema immunitario. 

Ci sono i “linfociti natural killer” che fanno proprio questo lavoro. Impegnare il sistema immunitario in questo lavoro è un investimento importante. A livello evolutivo se – per esempio – ad ammalarsi di cancro è un individuo ogni mille, diventa abbastanza “trascurabile” per la sopravvivenza della specie».

Il discorso cambia se sei un animale grande. «Perché quella probabilità su mille che avevi di sviluppare un cancro, diventando grande aumenta: se hai dieci volte più cellule, hai dieci volte più probabilità di sviluppare un tumore, quindi i tuoi meccanismi di regolazione devono diventare più efficienti».

Questo studio, come moltissimi altri, mostra come si possano misurare i processi evolutivi anche a livello molecolare: «vediamo dei geni che sono stati ampiamente selezionati nel tempo, in questo caso geni per i controllo dei tumori».

Foto di copertina: Pixabay/Megattera, immagine di repertorio.

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