Amatrice, tre anni dopo: dolore, rabbia e iniziative per una ricostruzione che stenta a partire – I video

Il sisma gettò a terra quattro centri abitati in prossimità dell’epicentro: Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. Dopo tre anni, le macerie sono ancora lì

Ore 3:36. Un boato, un altro ancora. I tetti, nel cuore della notte, che crollano sulle persone. Telefonate di aiuto, urla di disperazione. Il rumore della notte del 24 agosto 2016, oggi, riecheggia tra le macerie del terremoto del Centro Italia. Trecentotre vittime e quasi 50 mila sfollati nei comuni di Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. L’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, lancia un video-appello affinché la ricostruzione proceda più velocemente.


Perché la scossa di magnitudo 6.0 fa vibrare ancora: lo sgomento per le bellezze di quei luoghi, i campanili e le chiese puntellate, i centri storici chiusi, le strade piene di detriti non permettono il ritorno della vita com’era in quei territori. Il dolore per le 303 vittime, 239 solo ad Amatrice, ferisce ancora di più se si pensa ai tre anni passati e a tutto il lavoro che c’è da fare per sperare di restituire un po’ di normalità in quei borghi stupendi nel cuore dell’Italia.

Le commemorazioni, tre anni dopo

La notte e la giornata del 24 agosto 2019 sono ricche di commemorazioni. Alle 3:36, l’ora della prima scossa, c’è stata la lettura dei nomi delle vittime. Fiaccolate e veglie hanno accompagnato le celebrazioni notturne. La mattina, Monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, ha officiato la messa in ricordo dei defunti.

Anche la Polizia di Stato ha voluto dare il suo contributo per restituire visibilità ai paesi distrutti dal sisma con l’iniziativa #Runspect. Il maratoneta Paolo Venturini, atleta delle Fiamme oro, «che si è confrontato con corse impossibili dal deserto alle zone ghiacciate della Jakutia, ripercorre le vie dei paesi distrutte dalla calamità parlando con i poliziotti che lavorano in quelle comunità e che furono tra i primi ad intervenire quella notte».

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