Hong Kong, retata della polizia contro gli attivisti: arrestato (di nuovo) Joshua Wong. Annullato il corteo di sabato

Arresti, pestaggi e ritorsioni di ogni genere fermano la grande protesta di sabato 31 agosto. Ma il dissenso non si placa

La manifestazione di sabato 31 agosto davanti alla sede della rappresentanza cinese a Hong Kong non è stata autorizzata dalla polizia. Alla vigilia, un blitz delle forze dell’ordine sta cercando di bloccare, con la forza, la protesta: arrestati decine di persone, tra cui uno dei leader più conosciuti della ribattezzata “rivolta degli ombrelli”, Joshua Wong. Dopo alcune ore da arrestati, Joshua Wong e Agnes Chow, appartenente allo stesso partito del primo, sono stati liberati su cauzione. A entrambi è stato disposto il divieto di “circolazione” tra le 23.00 e le 7.00. Esteso a tutta la giornata invece il divieto di ingresso nell’area dell’Admiralty, l’area di Hong Kong dove si sono svolte la maggior parte delle proteste.


Le ritorsioni sull’attivista

A 22 anni, Joshua Wong Chi-fun è incappato nell’ennesimo arresto per aver manifestato il dissenso in un Paese che sta diventando sempre meno democratico. Già nel 2014 era nell’organizzazione della prima rivolta degli ombrelli e, da tre mesi a questa parte, è uno dei personaggi più popolari che si contrappone alla legge sull’estradizione. Il punto fermo della sua protesta, adesso, sono le dimissioni della governatrice Carrie Lam.


Le ombre sull’azione della polizia

È lo stesso partito, Demosisto, di cui Joshua Wong è segretario e fondatore a rendere noto che il 22enne è stato arrestato. Insieme a lui, la polizia ha catturato Agnes Chow, tra i leader di Demosisto e Andy Chan, capo di un partito politico a favore dell’indipendenza. «Il nostro segretario generale Joshua Wong è stato arrestato questa mattina, intorno alle 7:30 – hanno twittato dall’account del partito -. È stato con forza spinto in un mini van privato sulla strada, in piena luce. I nostri avvocati stanno seguendo il caso».

A destra, il leader di Demosisto Joshua Wong

Una valanga di arresti

Gli altri due esponenti del partito sono stati arrestati in situazioni altrettanto ambigue. Andy Chan è stato prelevato all’aeroporto internazionale di Hong Kong un attimo prima dell’imbarco su un volo diretto in Giappone. L’accusa contestatagli è di rivolta e aggressione di un ufficiale di polizia. Agnes Chow è stata presa nella sua casa, all’alba, a Tai Po. Non si conoscono altri dettagli sul suo arresto. Tre nomi noti che spiccano però tra gli oltre 800 arrestati dall’inizio delle proteste di giugno. Secondo fonti di Progressive Lawyers Group, associazioni di legali in difesa delle libertà e della democrazia di Hong Kong, altri due leader delle proteste sarebbero stati picchiati da ignoti la mattina del 30 agosto.

La scelta obbligata

Così, gli organizzatori della protesta del 31 agosto e i promotori del gruppo Civil Human Rights, una macchina organizzativa in grado di portare nelle strade di Hong Kong ben due milioni di manifestanti, hanno annullato la marcia pro-democrazia. «Non abbiamo avuto altra scelta», hanno spiegato: i timori riguardo l’incolumità dei manifestanti sono troppi. Adesso si cercano altre forme per dimostrare il dissenso nei confronti di Lam e del governo.

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