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Fine vita, M5s: «Casellati si è offerta di chiamare Consulta per prendere tempo su sentenza». Cappato: «Gravissimo, Mattarella intervenga»

18 Settembre 2019 - 16:07 OPEN
Elisabetta Casellati
Elisabetta Casellati
«La pressione politica costituirebbe un precedente grave e pericoloso qualora rimanesse senza intervento del Presidente della Repubblica», ha detto Cappato a Open

La presidente del Senato Elisabetta Casellati si sarebbe offerta di fare una «telefonata informale» al presidente della Corte Costituzionale al fine di bloccare la sentenza sul processo attorno al suicidio assistito di Dj Fabo. La motivazione sarebbe quella di avere più tempo a disposizione per trovare l’accordo parlamentare sulla legge.

Nel processo è coinvolto Marco Cappato, esponente dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, che aveva accompagnato Fabiano Antoniani in una clinica vicino a Zurigo per l’aiuto al suicidio. L’udienza della Corte Costituzionale è fissata al 24 settembre, e in Aula non esiste ancora un testo su cui discutere – nonostante le esortazioni della stessa Corte Costituzionale.

In una nota, Movimento 5 Stelle ha preso le distanze dalle intenzioni di Casellati, dichiarando: «La posizione del nostro gruppo al Senato è chiara: non bisogna interferire nei lavori della Corte in modo che si possa esprimere senza ulteriori rinvii»

Da Forza Italia è arrivato invece sostegno. «Auspico che la Corte costituzionale raccolga l’appello del presidente Casellati – ha detto la vicepresidente dei senatori di Fi Maria Rizzotti – in modo da poter discutere la mozione e quindi legiferare, perché credo che debba essere il Parlamento a poter decidere su una legge delicata come questa»

Cappato: «Si crea un precedente grave e pericoloso»

«Sia che abbia ricevuto o meno mandato dai partiti, sarebbe gravissimo in ogni caso», ha detto Cappato a Open. «Non esiste al mondo una forma di pressione politica su un organo giurisdizionale».

«Dovrebbe essere il presidente della Repubblica a chiarire che è possibile alcuna influenza da parte del presidente del Senato sulle decisioni della Consulta», ha continuato.

«C’è un processo in cui una persona – che sarei io – rischia dai 5 ai 10 anni di carcere. La pressione politica costituirebbe un precedente grave e pericoloso qualora rimanesse senza intervento del Presidente della Repubblica. Vorrebbe dire che di volta in volta si può chiedere di ritardare o accelerare un provvedimento. E un invasione di campo inaccettabile».

Cappato sarà presente domani 19 settembre in Piazza San Giovanni Bosco a Roma, in occasione della manifestazione “Liberi fino alla fine” portata avanti dal Comitato eutanasia legale. La manifestazione sarà l’occasione per chiedere un segnale al Parlamento che, secondo quanto indicato dalla stessa Corte Costituzionale, avrebbe dovuto colmare il vuoto normativo nella Costituzione prima dell’udienza del 24 settembre.

A proposito della proposta di legge, ci sarà anche una raccolta firme di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia (testo depositato ormai sei anni fa) e il pieno riconoscimento del testamento biologico (che è legge dal dicembre 2016).

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