Macron a Roma per ritessere le relazioni con l’Italia nell’era del Conte bis

Il Presidente francese teneva a essere il primo leader europeo a incontrare Conte dopo la formazione del nuovo esecutivo

Emmanuel Macron, in visita a Roma oggi 18 settembre, è tra i primi leader europei a incontrare il capo del nuovo esecutivo. Una scelta la sua che fa eco alla benevolenza con cui i rappresentati delle istituzioni europee e i mercati hanno accolto il governo Conte II. Il presidente francese vuole con questa visita «ritessere i legami tra Francia e Italia dopo l’insediamento del nuovo governo di coalizione», fa sapere l’Eliseo.


Un governo che «pare più aperto nella sua dimensione europea, più determinato ad avere relazioni positive con la Francia, più aperto all’instaurazione di dispositivi migratori condivisi. Siamo pronti a parlarne», ha dichiarato il capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian.


Il presidente francese avrà prima un colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella e poi cenerà con il premier Giuseppe Conte. L’agenda della giornata non è ancora ben definita ma pare che verranno trattati i temi che dividono Italia e Francia, come la situazione in Libia – per cui Conte spingerebbe per un cessate il fuoco, l’alleanza Stx-Fincantieri, e, soprattutto, la questione migratoria.

Cosa si aspetta la Francia

In Francia si parla di una chiara volontà da parte di Macron di tornare a considerare l’Italia tra le più importanti alleanze europee al fine di avere un interlocutore di peso per un progetto di riforma economica dell’Unione Europea. Il Partito Democratico è da sempre in linea con Macron nel sostenere che l’Unione europea debba diventare «più politica», con un ministro dell’economia Ue e una strategia industriale condivisa.

Le relazioni tra Italia e Francia si erano profondamente incrinate sotto il governo gialloverde, tra le visite di Luigi Di Maio ai Gilet gialli e le accuse di «arroganza» e «ipocrisia che Matteo Salvini aveva rivolto al Capo di Stato francese. Il Movimento 5 Stelle aveva tirato in ballo anche il Franco CFA, Salvini aveva consigliato ai francesi di cambiare presidente, e la tensione era arrivata al punto di spingere la Francia a richiamare temporaneamente l’ambasciatore a Roma, Christian Masset.

L’uscita di scena di Matteo Salvini e la presenza al governo del Partito Democratico sono certamente alla base di questa rinnovata benevolenza francese, ma non tutti i potenziali motivi di frizione sono tramontati con l’esecutivo gialloverde.

La presenza al governo di Luigi Di Maio, uno dei responsabili della crisi diplomatica tra Roma e Parigi, potrebbe creare delle tensioni. «A Parigi si spera che al nuovo incarico si accompagni un po’ più di saggezza nella gestione delle pratiche diplomatiche», scrive l’Opinion sul nuovo ministro degli Esteri italiano.

Cosa si aspetta l’Italia

La questione migratoria è indiscutibilmente il dossier più caldo sul tavolo dell’incontro tra Conte e Macron che avviene, forse strategicamente, una settimana prima del mini-summit a Malta a cui parteciperanno Italia, Germania, Francia, Finlandia.

In ballo c’è sempre la distinzione tra accoglienza e porto sicuro. Nell’ottica dell’Italia, la designazione del «porto sicuro» dovrebbe realizzarsi su un principio di rotazione, e dunque anche Spagna e Croazia dovrebbero per l’Italia essere alternativamente Paesi di primo approdo.

Per la Francia invece l’Italia dovrebbe restare il porto sicuro quando le sue rive sono le più facilmente raggiungibili da chi salva i passeggeri di una barca in avaria. Per Parigi è solo la fase successiva, quella dell’accoglienza, che deve essere gestita in modo condiviso dai vari Paesi europei.

Pertanto, i Paesi che si sono detti disponibili ad accogliere i migranti sono per ora solo sei: Francia, Germania, Italia, Grecia, Spagna e Malta. Resta anche poco chiaro, in questo caso, quali siano i migranti che vengono redistribuiti: solo quelli che vengono salvati dai barchini in difficoltà o anche quelli che arrivano da soli? Solo coloro che richiedono l’asilo politico o anche i migranti economici?

Parigi propende per la prima opzione mentre Roma sostiene la seconda: anche chi non ha diritto alla protezione internazionale deve essere accolto dai Paesi terzi. Richieste, le nostre, che la Francia a fatica accetterà in toto, ma che dovrà stare attenta a rifiutare per non buttare benzina sul sovranismo italiano.

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