Come un gruppo di “ufologi” è riuscito a ingannare il Congresso degli Stati Uniti

Quali sono i retroscena dietro i presunti Ufo del Pentagono di cui si continua a parlare dal 2017

Si torna a parlare dei cosiddetti “Ufo del Pentagono”. La vicenda era stata già spiegata due anni fa, ma oggi tornano titoli sensazionalisti che parlano di conferme ufficiali da parte della marina militare americana: quei video sono autentici. Sì, ma si tratta di dischi volanti? Non proprio. Anche se la marina americana avesse usato proprio il termine Ufo questo non dovrebbe stupirci. Non è insensato che dei piloti dichiarino di vedere oggetti volanti non identificati, succede, ma poi li identificano. Tuttavia nel documento della Us Navy compare il termine «Uap», come riportano le stesse fonti da cui sono partiti i recenti titoli sensazionalisti delle maggiori testate americane:

«La Marina designa gli oggetti contenuti in questi video come “fenomeni aerei non identificati”, ha dichiarato Joseph Gradisher, portavoce ufficiale del vicecapo delle operazioni navali per la guerra delle informazioni. Alla domanda sul perché la frase “UAP” sia ora utilizzata dalla Marina degli Stati Uniti, e non “UFO”, ha aggiunto Gradisher, la terminologia “Fenomeni aerei non identificati” viene utilizzata perché fornisce la descrizione di base per gli avvistamenti / osservazioni di non autorizzati / aeromobili / oggetti non identificati che sono stati osservati entrare / operare nello spazio aereo di varie gamme di addestramento controllate dai militari».

I filmati sono autentici, ma non mostrano dischi volanti

Facciamo notare che il termine Ufo è inadeguato anche perché – come spiegavamo in un precedente articolo – quei filmati sono identificabili da fototecnici esperti, come aveva fatto già nel 2017 il debunker Mick West nel forum Metabunk. Per maggiori dettagli sulla differenza tra Uap e Ufo rimandiamo a un altro articolo di David Puente.

Le immagini mostrano un fenomeno noto come «IR flare», ovvero un riflesso generato dagli infrarossi, dovuto al bagliore dei motori. Chi si è rivolto alla Us Navy in nome del sacrosanto Freedom of Information Act (FOIA) avrebbe potuto chiedere “cosa fossero” quegli oggetti. Sapere che sono autentici – cosa già nota – non significa che mostrano dei velivoli alieni.

Il fact checking di Mik West su MetaBunk

Come tutto è cominciato

La storia comincia il 16 dicembre 2017 con uno “scoop” del New York Times scritto da Leslie Kean in collaborazione con la To The Stars Academy of Arts & Science (Ttsa), fondata dall’ex cantante dei Blink 182 Tom DeLonge, il quale ha diffuso i (ben poco segreti) video. Diversi autori già allora si cimentarono nell’analizzare tutti i retroscena, come Scott Brando di UFO of Intesest e Edoardo Russo del Cisu (Centro italiano studi ufologici). 

Nell’articolo si parla di un programma del ministero della Difesa durato dal 2007 e ufficialmente chiuso nel 2012, gestito da un team incaricato di studiare gli avvistamenti ufologici, si tratta del «Advanced Aviation Threat Identification Program» (Aatip), coordinato da Luis Elizondo. Tale programma era finanziato con denaro attinto dai «fondi neri» che il Congresso americano destina ai servizi segreti e alla difesa militare. Normalmente non sarebbe possibile conoscere nel dettaglio dove vanno a finire, per ragioni di sicurezza, ma Aatip non era Top Secret, aveva infatti un livello di riservatezza più basso. 

Si stima che Aatip sia costato ai contribuenti 22 milioni di dollari. Ed è questa la notizia. Dal 2012 il programma non è stato più finanziato e Elizondo si dimise due mesi prima dell’articolo del Nyt. Chi promosse un programma del genere, nonostante il Pentagono non abbia motivo di credere che gli Usa siano minacciati dai dischi volanti?

La lobby degli ufologi al Congresso

Parliamo del senatore Harry Reid, persuaso dall’amico ufologo Robert Bigelow, Ceo della società «Aerospace Advanced Space Studies». Per qualche ragione dal 2007 al 2012 Bigelow riuscì, con l’aiuto dell’amico Senatore, a ottenere un appalto del Pentagono, ottenendo lo stanziamento di 22 milioni di dollari, attinti dai contribuenti americani. 

Torniamo ora a DeLonge. Lo scoop del Nyt firmato da Leslie Kean col contributo della società del cantante, potrebbe sembrare ai più maliziosi una sorta di spot mascherato. Infatti l’impresa di DeLonge si prefigge di «coniugare l’ingegneria aerospaziale e l’intrattenimento cinematografico», chiedendo donazioni per raggiungere il vago scopo. Nel momento in cui esplose la polemica erano stati raccolti già duemilioni di dollari. Ricordiamo che il primo dei “filmati segreti” era stato reso pubblico proprio da DeLonge.

Curiosamente tra i collaboratori del cantante troviamo anche il parapsicologo Hal Puthoff e il biologo Colm Kelleher, tutti ex collaboratori di Bigelow. Anche l’ex coordinatore del team del Pentagono Elizondo figura tra i collaboratori di DeLonge.

Se ci sono state preoccupazioni al Congresso, forse dipendono non dal fatto che esistono filmati autentici di presunti velivoli alieni, ma del fatto che sussiste il legittimo sospetto che qualcuno possa aver ottenuto 22 milioni di denaro pubblico per allestire un team di ricerca del tutto inutile e – forse – promuovere ben altre attività di dubbia attendibilità.

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