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Corte di Giustizia Europea: Google non dovrà garantire il diritto all’oblio fuori dall’UE

24 Settembre 2019 - 12:02 Redazione
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Vittoria per il motore di ricerca: i contenuti de-indicizzati in Europa potranno continuare a essere visibili all'estero

La Corte di Giustizia Europea ha preso un’importante decisione oggi martedì 24 settembre per quanto riguarda il diritto all’oblio: gli articoli che verranno de-indicizzati in Europa in nome di questo principio rimarranno visibili nelle ricerche fuori dall’UE.

Vittoria quindi per il diritto all’informazione sul diritto alla privacy, almeno fuori dall’Europa. La battaglia tra Google e vari Paesi europei dura da anni: nel 2016 l’autorità garante della privacy francese aveva multato Google per aver mantenuto visibili fuori dall’Europa i risultati di una ricerca oscurati in Francia in nome del diritto all’oblio.

Questo principio, che esiste in dottrina e in giurisprudenza dagli anni ’90, ma è stato formalizzato solo nel 2014 a livello europeo, si basa sull’assunto che una volta passato l’interesse di cronaca di una notizia, la cui pubblicità può danneggiare il protagonista, questo ha il diritto di reclamarne la rimozione.

Lo standard stabilito nel 2014 può essere usato per forzare Google e altri motori di ricerca a rimuovere i link a siti internet o articoli di cronaca che contengono informazioni personali considerate superate, irrilevanti, private, dal tempo, di interesse pubblico.

La Corte di Giustizia ha stabilito oggi che l’Europa non può imporre la sua linea a Paesi che non riconoscono il diritto all’oblio. Secondo alcuni, il rischio è che internet diventi un luogo ancora più schizofrenico, dove la visualizzazione dei risultati dipende sempre di più dal luogo in cui ci si trova. Non è possibile fare appello alla decisione, a cui tutti i Paesi europei dovranno uniformarsi.

«È possibile che l’equilibro tra il diritto alla privacy e la protezione dei dati personali da un lato, e la libertà di informazione degli utenti di internet dall’altro, vari significativmente nel mondo», ha affermato la Corte.

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