Elezioni in Afghanistan, la paura di andare alle urne: il voto in un clima di estrema violenza

La violenza ha raggiunto un picco nelle ultime settimane e i talebani hanno già minacciato di prendere di mira le stazioni di voto

Oggi 28 settembre la popolazione afghana è chiamata al voto per scegliere il prossimo presidente. L’elezione, la quarta dalla caduta dei talebani nel 2001, avverrà in un clima di tensione per la crescente violenza che sta attraversando il Paese.


Gli scontri tra il gruppo armato e le forze governative hanno infatti portato a un aumento, negli ultimi mesi, del numero di civili uccisi. Gli interventi aerei e terrestri degli Stati Uniti nelle ultime settimane hanno fatto crescere il timore di ulteriori vittime. Solo la settimana scorsa sono morte più di 150 persone, secondo un calcolo effettuato da Al Jazeera, tra attacchi talebani, droni americani e raid delle forze governative afghane.


Le prospettive del raggiungimento di una pace tra Stato e talebani sono precipitate dopo che gli Stati Uniti hanno bruscamente troncato i negoziati che stavano conducendo con il gruppo armato da un anno. Il presidente Donald Trump ha attribuito la decisione a un attacco perpetrato dai talebani a Kabul.

La violenza, ma anche il timore di frodi elettorali, potrebbe spingere molti dei 9,5 milioni di afghani che si sono registrati per il voto (su una popolazione di 33 milioni) a disertare le urne. I talebani hanno infatti già minacciato di prendere di mira le stazioni di voto.

Il gruppo considera le elezioni un «peccato», perché autorizzano la presenza di un governo che considerano un fantoccio nelle mani degli americani. Il 17 settembre, i talebani hanno attaccato un comizio elettorale dell’attuale presidente Ashraf Ghani, uccidendo 26 civili e ferendone 40.

I candidati alle presidenziali sono quindici, ma i principali sono due: l’attuale presidente Ghani e Abdullah Abdullah, il suo Chief Executive Officer, protagonisti del governo di unità nazionale imposto nel settembre 2014 dagli Stati Uniti. In gioco soprattutto la fiducia della popolazione in un governo di cui l’opacità del sistema elettorale ha più volte messo in crisi la legittimità.

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