Di Maio sull’ergastolo ai mafiosi: «Benefici solo per chi collabora». Procuratore antimafia: «Non va toccato»

La misura si applica a quei detenuti che hanno come pena la reclusione a vita e avendo scelto di non collaborare con la giustizia non possono avere benefici penitenziari, come la libertà condizionale

Martedì la Grande Chambre di Strasburgo potrebbe esprimersi contro l’ergastolo ostativo (articolo 4bis del nostro ordinamento penitenziario), voluto da Falcone e Borsellino per costringere i capi di Cosa nostra a collaborare con la giustizia. Dopo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che aveva espresso preoccupazione per questo verdetto, ora è il capo politico M5S a intervenire.


«In base alla decisione della Grande Camera potremmo trovarci a dover affrontare una serie infinita di ricorsi da parte di questi detenuti (condannati per mafia o terrorismo, ndr), con il serio rischio di ritrovarci fuori dal carcere anche “boss” mafiosi e terroristi. E non si tratta di un problema che interessa solo l’Italia, ma ne va della sicurezza di tutta l’Europa», scrive Di Maio in un lungo post su Facebook.


L’ergastolo ostativo si applica a quei detenuti che hanno come pena la reclusione a vita e avendo scelto di non collaborare con la giustizia non possono avere benefici penitenziari, come la libertà condizionale.
La Corte europea dei diritti dell’uomo aveva infatti censurato il comportamento dell’Italia, dopo il ricorso presentato da Marcello Viola, condannato all’ergastolo per associazione mafiosa, sequestro di persona, omicidio e possesso illegale di armi.

Tra le richieste che Totò Riina avrebbe fatto allo Stato dopo le stragi del 1992 e 1993 nel famoso papello, ci sarebbe stato proprio l’abolizione dell’ergastolo e del 41 bis. Secondo il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho «se l’ergastolo si trasformasse in una pena diversa è certo che tutti i risultati positivi fino a ora conseguiti non si avrebbero più».

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