Russiagate, il senatore Graham scrive a Conte (nella bufera per l’incontro con Barr): «Continuate a cooperare con lui»

L’appello del capo della commissione giustizia Usa agli alleati di Washington

Il presidente della commissione Giustizia del Senato americano, Lindsey Graham, uno degli alleati più vicini al presidente Usa Donald Trump, ha scritto al premier Giuseppe Conte, così come al britannico Boris Johnson e all’australiano Scott Morrison per chiedere che continuino a «cooperare con l’attorney general William Barr» nell’inchiesta sulle origini del Russiagate.


A spingere Graham a scrivere ai tre capi di governo è stato l’articolo del New York Times del 30 settembre, nel quale viene accusato Barr di «usare la diplomazia ad alto livello per avanzare gli interessi politici personali del presidente». Nello stesso articolo è stato rivelato un incontro che ci sarebbe stato con il premier Conte «aggirando tutti i protocolli diplomatici» e con lo scopo di trovare prove a supporto della tesi sostenuta dall’amministrazione Trump su un presunto complotto per impedire l’elezione dell’attuale presidente Usa nel 2016.


La lettera inizia così: «Cari primi ministri Morrison, Conte e Johnson, dopo la pubblicazione, il 30 settembre del 2019, dell’articolo del New York Times che accusa il procuratore generale Barr di utilizzare diplomazia ad alto livello per portare avanti gli interessi politici personali (del presidente), scrivo per chiedervi di proseguire la cooperazione del vostro Paese con il procuratore generale William Barr, mentre il dipartimento di Giustizia continua a indagare sulle origini e l’entità dell’influenza straniera nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016».

Nella lettera il senatore ricorda che «Australia, Italia e Regno Unito si scambiano abitualmente tra loro informazioni delle forze dell’ordine per fornire assistenza nel corso delle indagini». Infatti, anche nel contesto della raccolta di informazioni sulla presunta collusione tra Trump e la Russia, «sembra che le forze dell’ordine e l’intelligence Usa abbiano confidato su informazioni di intelligence straniera», prosegue il capo della commissione giustizia del Senato. Questo renderebbe quindi il loro contributo necessario alle indagini sulla stessa inchiesta.

Secondo Graham, le intelligence straniere avrebbero, durante le indagini sul Russiagate, «fatto affidamento su un dossier profondamente errato, pieno di pettegolezzi e scritto da un ex agente segreto britannico di parte» (il rapporto Steele sui rapporti fra Trump e i russi, ndr); ma anche «ricevuto informazioni di intelligence da un ‘professore’ italiano (Joseph Mifsud, in realtà maltese, ndr) cui fu ordinato di contattare un consigliere di basso livello della campagna di Trump, George Papadopoulos, per raccogliere informazioni sulla campagna».

L’Italia, insieme ad altri Stati stranieri avrebbe poi «accettato informazioni da un diplomatico australiano, al quale era stato detto di contattare anche lui Papadopoulos e di passare le informazioni da lui ottenute sulla campagna all’Fbi». Trump e i suoi alleati sospettano infatti che il prof. Mifsud sia un agente segreto occidentale che lavorava per la CIA o l’Fbi.

Contatti questi da cui sarebbe scaturito il Russiagate e sui cui Graham chiede a Conte di fare luce. L’intera manovra è infatti per l’amministrazione Trump un complotto del ‘deep state’ Usa per impedire la sua elezione, in contrasto con le conclusioni della poderosa inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller.

«Sto solo facendo il mio lavoro», ha affermato Graham interpellato dall’Agi dopo l’episodio, «Uno dei doveri dell’attorney general è supervisionare l’indagine in corso». I suoi incontri nei tre Paesi per determinare l’origine l’indagine dell’Fbi sulla presunta collusione tra Trump e il Cremlino durante le presidenziali del 2016 sono, «ben dentro i confini della sua normale attività», ha osservato. «Quello che gli americani vogliono sapere», ha continuato Graham, «è perché vada bene cooperare con Mueller (il procuratore titolare del Russiagate) e non vada bene cooperare con Barr per stabilire se Trump sia stato vittima di un’operazione dell’intelligence fuori controllo».

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