Perché Conte ha autorizzato i servizi segreti a incontrare un ministro Usa? Il ruolo dell’Italia negli scandali internazionali

Si complica ancora di più la situazione di Trump in vista dell’impeachment. Ma anche il premier Conte dovrà chiarire il ruolo dell’Italia nella trama di scandali internazionali

Perché Giuseppe Conte ha autorizzato un politico americano a incontrare i servizi segreti italiani? Si tratta dell’ultima domanda che ruota attorno alla vicenda dei presunti fondi russi alla Lega, e che complica ulteriormente la trama di rapporti nel quadro degli scandali internazionali.


Su uno sfondo che ricorda i meccanismi del nuovissimo Kievgate, il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto al premier, titolare della delega ai servizi segreti, di presentarsi in audizione per spiegare la visita a Roma del ministro della Giustizia Usa William Barr e i suoi contatti con i vertici dell’intelligence italiana.


Una richiesta che al momento rimane ferma dov’è, dato che il Copasir non gode della pienezza delle sue funzioni: dal momento in cui il presidente Lorenzo Guerini è diventato ministro della Difesa, l’organo è rimasto senza sostituto. Proprio il 2 ottobre i 5 Stelle hanno detto al Pd di affrettarsi con la nomina del proprio componente, per far tornare «al più presto il Comitato nella pienezza delle sue funzioni».

Il triangolo Usa-Italia-Russia

Il primo ottobre, a Palazzo Chigi, il segretario di Stato americano Mike Pompeo e il premier italiano Giuseppe Conte parlano per un’ora di dazi, di rapporti commerciali con la Cina, bilaterali con la Libia e vecchie questioni sulla Nato.

A colorare l’atmosfera c’è un affare pesante, quello della telefonata tra il presidente Usa Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, che è costata al primo l’avvio di una procedura di impeachment da parte dei democratici. Durante quei minuti di conversazione (svelati da una talpa della Cia), Trump faceva pressioni su Zelensky per avviare delle indagini sul figlio di Joe Biden.

ANSA / Il presidente americano Donald Trump e il ministro della Giustizia William Barr

Conte (forse) non immagina che a qualche ora di distanza scoppierà un’altra questione per la quale sarà chiamato a riferire al Copasir. Tra i media comincia a circolare la notizia secondo cui il ministro della Giustizia statunitense Barr avrebbe avuto almeno due incontri con i capi dei servizi segreti italiani.

I motivi sarebbero due: raccogliere più informazioni possibili sullo scandalo dei presunti fondi russi alla Lega, e capire le sorti di Joseph Mifsud, docente dell’università di Roma Link Campus, che nel 2016 avrebbe informato George Papadopoulos – allora consigliere della campagna elettorale di Trump – dell’esistenza di «mail imbarazzanti su Hillary Clinton», attualmente in possesso dei russi.

Il doppio ruolo dell’Italia nel Russiagate

Sul versante americano, i motivi della visita di Barr sarebbero inerenti alla raccolta di informazioni per mettere in discussione e disinnescare l’operato di Robert Mueller, il procuratore che per oltre due anni ha indagato sul Russiagate (rapporti tra Trump e Russia in vista della vittoria alle presidenziali) senza riuscire a raccogliere prove sufficienti per dimostrarlo, in un’indagine che vede imputato il capo della Casa Bianca (Mueller non ha dimostrato che Trump ha commesso un reato, ma nemmeno che non l’ha commesso).

Gli Usa a questo punto vogliono capire se l’Italia abbia avuto un ruolo – e, in caso, quale sia – negli sviluppi dello scandalo, e se abbia aiutato Mifsud, attualmente sparito, a trovare un luogo sicuro in cui nascondersi. L’università Link, tra l’altro, è considerata molto vicina agli ambienti del Movimento 5 Stelle, vicinanza a proposito della quale lo stesso Barr ha chiesto più informazioni.

Non esiste possibilità che l’incontro tra le due parti non sia stato autorizzato dai vertici italiani: è il Comitato di controllo sui Servizi a dover indagare sulla «legittimità» dei rapporti in gioco, e sul perché Gennaro Vecchione, il capo del Dis, abbia assecondato la richiesta dell’incontro.

ANSA / Joseph Mifsud

I dettagli degli incontri

Sono il New York Times e il Washington Post, citando un’inchiesta del Foglio, a rivelare la “fuga” italiana di Barr. Il primo incontro avviene nell’agosto scorso: il ministro statunitense vede prima Conte, che lo autorizza a incontrare i servizi segreti, e poi Vecchione, il capo della Dis.

Nell’ultima settimana di settembre, poi, il ministro statunitense torna in Italia per concretizzare gli accordi e le promesse. Intanto in Italia il governo è cambiato, ma non il premier. Barr, insieme al procuratore americano John Dhuram, incontra Vecchione nella sede del Dis di piazza Dante. Sono presenti anche il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente.

Il contenuto dell’incontro è soprattutto Mifsud e i suoi rapporti con l’ex consigliere elettorale di Trump, Papadopoulos. Tra loro si inserisce una terza figura, Olga Polonskaya, che potrebbe aver avuto un ruolo nella diffusione delle informazioni.

Il 30 settembre, in una nota di palazzo Chigi, si apprende che il presidente del Consiglio ha incontrato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (ex presidente Copasir) e quello degli Esteri Luigi Di Maio, senza che ne venga specificato il motivo. Sarà il Copasir a dover accertare se il premier abbia comunicato gli incontri al capo politico dei 5 Stelle e al ministro della Difesa.

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