Trieste, cosa sappiamo finora sul killer dei due poliziotti: i dubbi sulla salute mentale, si indagherà sul passato in Germania

Fedina penale pulita e dubbi sulla sua sanità mentale. Cosa sanno le autorità di Alejandro Stephan Meran, l’autore della sparatoria in questura a Trieste

Una appartamento condiviso con la madre nella mansarda di un palazzo al centro di Trieste. Nazionalità dominicana, con un permesso di soggiorno ottenuto nel 2017, sulla carta disoccupato. 29 anni, un fisico robusto, una fedina penale pulita e, soprattutto, nessun referto medico che attesti i suoi disturbi mentali.


Sono queste le poche informazioni che per il momento hanno gli inquirenti su Alejandro Stephan Meran, l’uomo che venerdì 5 ottobre ha aperto il fuoco nella questura di Trieste uccidendo l’agente Pierluigi Rotta e l’agente scelto Matteo Demenego.


L’omicida si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, e ancora non è chiaro come abbia fatto a sottrarre la pistola a Rotta. «Charly, mi vogliono uccidere… dove sei?», urlava durante la sparatoria, riferendosi al fratello che lo aveva accompagnato in questura, e che, terorrizzato, si era chiuso in una stanza.

I dubbi delle autorità

A riportare un profilo del killer è Repubblica, che, citando le carte del gip, mette in luce alcune difficoltà che non consentono un identikit chiaro del dominicano. Meran, con in mano le due pistole sottratte agli agenti, ha ucciso i due poliziotti senza lasciar loro tempo di reagire («da parte delle vittime — scrive il gip — non c’è stata reazione»), pronto a riaprire il fuoco appena fuori dalla Questura.

Una ricostruzione dell’accaduto che fanno dubitare gli investigatori della Squadra mobile di Trieste, a cui sono state affidate le indagini, dell‘instabilità dell’uomo, e della sua non familiartià con le armi (anche di ultima generazione, come quella in polimeri di Demenego).

Anche il gip Massimo Tommassini, che ha convalidato il fermo di Meran disponendo la custodia in carcere ha affermato: «Molto inquietante lo scarrellamento: il gesto non è alla portata di tutti e dà conto della familiarità con le armi».

La ricerca di informazioni in Germania

«Quello che ha fatto dà conto di una aggressività e di una spinta crimonogena che, ad onta della sua incensuratezza, merita il massimo rigore», scrive ancora Tomasini.

Per verificare l’esistenza di eventuali precedenti penali o denunce, e per entrare in contatto con un testimone chiave, le autorità sposteranno parte delle indagini in Germania, dove Meran ha vissuto con la madre e il fratello Carlysle prima di trasferirsi in Italia.

Ricerche in collaborazione con l’Interpol, che dovrebbero permettere anche di capire se l’assassino sia stato ricoverato in strutture psichiatriche tedesche. A tal proposito, la madre aveva dichiarato alla stampa: «Seguiva una terapia per i disturbi mentali di cui soffre da sempre, ma quando siamo venuti in Italia l’ha interrotta».

Se non ne dovesse esser trovata traccia, probabilmente gli inquirenti indagheranno anche nel suo passato nella Repubblica Dominicana.

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