Trump chiede a Erdogan di porre fine all’offensiva, poi twitta: «Bene chiunque voglia difendere i curdi, anche Napoleone Bonaparte»

«Aumenteremo del 50% le tariffe sull’acciaio e stracceremo un accordo commerciale da 100 miliardi con la Turchia», dice il presidente, che teme «un ritorno dell’Isis nella regione»

«Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi fa bene per me, che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte», ha affermato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il capo della Casa Bianca ha affermato che il vicepresidente Mike Pence andrà in Turchia su sua richiesta, insieme a una delegazione di cui farà parte anche il consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O’Brien.


Lo scopo della missione è quello di avviare le trattative per una tregua. «Trump ha detto chiaramente» a Erdogan che gli Stati Uniti «vogliono che la Turchia cessi l’invasione, attui un immediato cessate il fuoco e inizi a negoziare con le forze curde in Siria per mettere fine alla violenza», ha affermato Pence.


Trump ha sciolto le riserve sulle reazioni americane all’invasione turca del Rojava e autorizzato «un ordine esecutivo per l’imposizione di sanzioni contro attuali ed ex funzionari del governo turco e qualsiasi persona che stia contribuendo alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nord-est della Siria», si legge nel comunicato della Casa Bianca.

Donald Trump, continua la nota, è stato «perfettamente chiaro con il presidente Erdoğan: le azioni della Turchia stanno accelerando una crisi umanitaria e ponendo le condizioni per possibili crimini di guerra – sottolinea, e l’azione militare di Ankara – sta mettendo a rischio civili e minacciando pace, sicurezza e stabilità nella regione».

«La Turchia – ha affermato il presidente americano – deve assicurare la sicurezza dei civili, comprese le minoranze religiose ed etniche, ed è ora, o potrà esserlo in futuro, responsabile per la detenzione dei terroristi dell’Isis nella regione. Sfortunatamente la Turchia non sembra che stia attenuando gli effetti umanitari della sua invasione».

Le sanzioni economiche

Nello statement del presidente si parla anche di veri e propri dazi: «Porteremo al 50% le tariffe sull’acciaio e stracceremo un accordo commerciale da 100 miliardi con la Turchia». Nella nota Trump fa più volte riferimento al fatto che l’intervento turco potrebbe vanificare gli sforzi per debellare Daesh dalla regione.

Ma è nell’ultimo paragrafo che fa la dichiarazione più dura: «Gli Stati Uniti utilizzeranno con aggressività le sanzioni economiche contro chi finanzia le azioni destabilizzanti in Siria – e conclude -. Sono pronto a distruggere rapidamente l’economia turca se i leader turchi continueranno su questo pericoloso e distruttivo percorso».

I repubblicani contro il ritiro dalla Siria: «Può rinascere l’Isis»

Un alleato della prima ora di Trump, il leader dei senatori del Gop Mitch McConnel, mette in guardia dal ritiro delle truppe statunitensi nella regione: «Si creerà un ancor più ampio vuoto di potere in Siria che sarà sfruttato da Iran e Russia e favorirà la rinascita dell’Isis».

McConnell ha fatto sapere che incontrerà esponenti dell’amministrazione Trump e altri senatori per fare il punto della situazione: «Abbandonare la lotta ora e ritirare le forze Usa dalla Siria ricreerebbe quelle stesse condizioni che abbiamo lavorato duro per eliminare e favorirebbe la rinascita dell’Isis».

La telefonata di Macron a Trump

Il presidente francese ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo americano la sera del 14 ottobre. Emmanuel Macron avrebbe parlato di «necessità assoluta» per impedire la rinascita di Daesh dopo l’intervento turco in Siria. Macron ha avuto colloqui telefonici anche con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e quello iracheno Barham Saleh. Fonti vicine all’Eliseo parlano di «profonde divergenze con Ankara».

Il Pentagono alza la voce

Anche dal Pentagono arrivano dichiarazioni forti contro l’offensiva turca contro i curdi in Siria. Mark Esper, capo del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha definito «inaccettabile» l’azione militare voluta da Erdoğan e ha annunciato che l’America chiederà alla Nato, la prossima settimana, di prendere misure collettive e individuali, economiche e diplomatiche, contro la Turchia.

Ma Trump continua a difendere il ritiro americano: «alcuni vorrebbero che gli Stati Uniti si facciano protettori del confine siriano, che è a 7.000 miglia di distanza e presieduto da Bashar al-Assad, nostro nemico». E poi ha aggiunto: «Preferirei piuttosto concentrarmi sul nostro confine meridionale che fa parte degli Stati Uniti d’America. A proposito, il muro è in costruzione!»

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