Istat, boom del lavoro in nero. Cresce l’economia sommersa: sfuggono al fisco 211 miliardi

Dal 2014-2017 gli irregolari sono aumentati di circa 59 mila unità (+1,6%) mentre i regolari crescono di 603 mila unità (+3,1%)

«Dati sconfortanti. Non c’è una sola voce che migliori rispetto al 2016. Serve una battaglia non solo contro gli evasori, ma anche contro il lavoro nero. Una guerra che nessuno ha voluto ancora iniziare». Così Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato gli ultimi dati Istat sull’economia sommersa.


Dati (qui il rapporto) che danno l’economia non osservata – fatturati falsi o non dichiarati o generati tramite il lavoro irregolare, ma anche grazie agli affitti in nero e le mance – in crescita nel 2017 rispetto al 2016 (211 miliardi di euro rispetto al 207,7 del 2016), anche se l’incidenza sul prodotto interno lordo (Pil) si è leggermente ridotta (dal 12,2 al 12,1 percento).


Istat

Ma a far preoccupare Dona e non solo, è l’aumento nella componente che corrisponde al lavoro irregolare (pari a circa 250 milioni di euro), sia l’aumento nel valore complessivo dei ricavi non dichiarati, cresciuti da 95.189 milioni di euro a 97.165 milioni.

Lavoro irregolare

Istat

Nel dettaglio nel 2017 sono 3 milioni e 700 mila le unità di lavoro a tempo pieno (ULA) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (2 milioni e 696 mila unità). L’aumento della componente non regolare (+0,7% rispetto al 2016) segna la ripresa di un fenomeno che nel 2016 si era invece attenuato (-0,7% rispetto al 2015).

Si torna quindi a livelli simili del 2015, quando il valore complessivo era di circa 80 miliardi di euro. L’impatto, come spiega il rapporto Istat, dell’impiego di lavoro irregolare è complessivamente di 79 miliardi, inferiore rispetto alla sotto-dichiarazione (97 miliardi) di circa 10 miliardi.

I settori

Il tasso di irregolarità è più elevato tra i dipendenti rispetto agli indipendenti (rispettivamente il 16,0% e il 14,2%). I livelli più alti si trovano nel settore dei servizi (16,8%) e raggiunge livelli molto elevati nell’ambito dei servizi alle persone (47,7%), grazie in parte alla forte domanda di prestazione lavorative non regolari da parte delle famiglie.

Il lavoro in nero è più contenuto nell’industria, dove le unità di lavoro (Ula) non regolari corrispondono a circa il 7,6% del totale. La maggior parte dei lavoratori non regolari si trovano nella produzioni di beni alimentari e di consumo (9,3%). Nell’agricoltura, la silvicoltura e pesca l’impatto del lavoro irregolare è di ben 16,9 percento.

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