Istat, la produzione industriale in Italia scende ancora: è il settimo calo consecutivo

I dati diffusi dall’Istat sono «un nuovo ulteriore indizio della debolezza del sistema produttivo», dice l’Ufficio studi di Confcommercio. Dal 2018 «la produzione industriale oscilla lungo un trend decrescente»

La produzione industriale a settembre è diminuita dello 0,4% su agosto e del 2,1% sullo stesso mese del 2018. Lo rende noto l’Istat, con il dato corretto per gli effetti del calendario.


I dati di settembre

L’Istituto di statistica sottolinea che il calo tendenziale di settembre (-2,1% corretto per gli effetti di calendario con 21 giorni lavorativi a fronte dei 20 di settembre 2018) è la settima flessione tendenziale consecutiva.


Nella media del terzo trimestre la produzione mostra una flessione congiunturale dello 0,5%. Nella media dei primi nove mesi dell’anno, scrive l’Ansa, l’indice ha registrato una flessione tendenziale dell’1%.

A settembre si registra un aumento della produzione congiunturale dei beni di consumo dello 0,7% e di quella dei beni strumentali dello 0,6%, mentre per i beni intermedi e per l’energia si è registrato un calo della produzione rispettivamente dell’1% e dell’1,1%.

Su base annua il calo del 2,1% della produzione industriale è il risultato di un aumento dell’1,2% per i beni di consumo e di un calo del 2% per i beni strumentali, del 5,2% per i beni intermedi e dello 0,1% per l’energia.

Produzione alimentare in controtendenza

In controtendenza con l’andamento generale, vola invece la produzione alimentare, che fa segnare un aumento del 7,8% a settembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sulla produzione industriale.

«In un clima di preoccupazione generale si tratta di un segnale positivo nella preparazione delle scorte per il Natale in cui tradizionalmente si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l’anno», sottolinea la Coldiretti. L’agroalimentare, «con regali enogastronomici, pranzi e cenoni è, infatti, la voce più pesante del budget che le famiglie italiane destinano alle feste di fine anno, dal Natale al Capodanno».

La spesa alimentare «è uno speciale indicatore dello stato dell’economia nazionale poiché l’agroalimentare, dai campi fino a negozi e ristoranti, è la prima filiera estesa dell’Italia con un fatturato di 538 miliardi di euro e un valore aggiunto superiore di quattro volte alla filiera dell’automobile, secondo The European House – Ambrosetti».

I risultati positivi «ottenuti sul piano industriale devono ora trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione», conclude la Coldiretti.

La preoccupazione di Confcommercio

I dati diffusi dall’Istat sono «un nuovo ulteriore indizio della debolezza del sistema produttivo», dice l’Ufficio studi di Confcommercio in una nota. «Al di là del dato mensile negativo e considerando anche gli accidentali impulsi al recupero che sporadicamente emergono, resta il fatto che dal 2018 la produzione industriale oscilla lungo un trend decrescente», si legge.

«È probabile che gli effetti sull’occupazione e, soprattutto, sui consumi di questa condizione deludente non si siano ancora concretizzati pienamente», conclude Confcommercio. «Le prospettive a breve termine non appaiono favorevoli, anche in ragione delle incertezze che diffusamente gravano sul quadro internazionale».

In copertina la sede centrale dell’Istat di via Cesare Balbo a Roma con la scritta in latino “Numerus republicae fundamentum” (i numeri sono il fondamento della repubblica) in una foto diffusa dall’ufficio stampa, 25 settembre 2019. ANSA/Ufficio Stampa Istat

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