Pd e M5s hanno 90 giorni: o il loro asse ha un senso oltre l’anti-Salvini, o dopo l’Emilia cade il governo

di OPEN

L’esecutivo è davanti a un bivio cruciale, dopo il disastro elettorale incassato in Umbria

La politica in fondo è una cosa semplice: se fai un’alleanza non per ottenere degli obiettivi ma per combattere un avversario comune, poi succede che l’elettorato ti punisce e premia proprio quell’avversario.


Oltre che in funzione anti Salvini, per che cosa governano insieme M5s e Pd? Quali obiettivi ambiziosi o anche più modesti si sono dati con la frettolosa nascita del Conte Due? È presto detto: nessuno. O anzi uno: comprare tempo, per non far vincere il nuovo nemico comune, o per lo meno per non farlo vincere subito.


E invece da subito lo stanno facendo trionfare, col risultato che in Umbria la Lega prende da sola 7 punti percentuali più della somma di Pd e M5s, e i 5 stelle scendono a quota 7%, tre punti meno di Giorgia Meloni, loro che 20 mesi fa in Umbria avevano conquistato il 27,5%. Si sono svenati nell’alleanza locale anti-Salvini che proprio Di Maio aveva lanciato, col risultato di farlo stravincere e di perdere molto di più del partito di Zingaretti, che pure nella regione aveva subito il colpo dello scandalo per cui si è tornati alle urne.

Ora le due principali forze di governo hanno davanti 90 giorni esatti: il 26 gennaio si vota in Emilia, e forse anche in Calabria. La spiegazione data, a quanto pare, da Conte: «Ma figuriamoci se il governo può subire contraccolpi da un voto che ha riguardato meno del 2% degli elettori» può forse reggere oggi. Non sicuramente se un responso negativo arrivasse dai cittadini di una regione cinque volte più popolosa, e che resta simbolicamente il cuore della sinistra italiana. In Emilia Romagna governo, Pd e 5 stelle si giocano tutto. Ma devono decidere come: lo schema della santa alleanza contro Salvini produce frutti solo per lui…

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