Omicidio Sacchi, la pista della faida tra pusher dietro la morte del ragazzo

Un avvertimento, o un regolamento di conti? In ballo potrebbe esserci molto più di una semplice rapina: gli investigatori indagano sulla nascente piazza di spaccio di Appio Latino

Mentre si cerca di chiarire il ruolo di Anastasia Kylemnyk, la ragazza del personal trainer ucciso la sera del 25 ottobre con un colpo di pistola alla testa, emergono nuove ipotesi sul movente dell’aggressione. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, in carcere con l’accusa di omicidio, secondo le dichiarazioni rese agli inquirenti avrebbero agito con l’intenzione di rapinare Luca Sacchi e la fidanzata. Ma l’ultimo filone dell’inchiesta si sta concentrando su una lotta tra bande rivali per il controllo del mercato della droga.


Un nuovo nucleo, embrionale, per arrivare a gestire una piazza di spaccio nel quartiere di Appio Latino, raccordo tra il giro di droga di Tor Bella Monaca e di San Basilio. Il Messaggero racconta di frizioni tra conoscenti di Luca Sacchi e il gruppo di Del Grosso e Pirino. La faida tra pusher giustificherebbe anche la somma di denaro presente nello zainetto di Kylemnyk, che alcune ipotesi riportate sui quotidiani nei giorni scorsi insistono nell’indicare più ingente rispetto ai 2 mila euro di cui si parlava nelle prime fasi delle indagini.


Quel denaro sarebbe servito per acquistare dosi di marijuana, o forse cocaina, per rimpinguare le disponibilità di una banda di spacciatori che punterebbe a conquistare il mercato di Appio Latino. Questo spiegherebbe anche la presenza di Giovanni Princi, amico di Sacchi e Kylemnyk, che risulta avere precedenti per droga. E la rapina, finita male, assume sempre più le tinte di un avvertimento o di un regolamento di conti.

C’è un ulteriore dettaglio da chiarire: Del Grosso e Pirino potrebbero essere andati per conto di qualcuno al pub John Cabot. Il dubbio negli investigatori si consolida considerando il tragitto fatto, dopo l’omicidio, per rientrare a casa. I due si sarebbero fermati a Tor Bella Monaca per liberarsi dello zainetto strappato alla baby-sitter ucraina. Ed è a Tor Bella Monaca che potrebbero anche consegnato la refurtiva e il revolver calibro 38. I due dovranno chiarire perché sono andati a Tor Bella Monaca quella notte, che non è sulla strada di ritorno per Casal Monastero.

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