Harry e Meghan verso lo scontro legale sul marchio “Sussex Royal”. In Italia qualcuno li ha anticipati

Il marchio sarebbe stato già registrato fuori dal Regno Unito da un richiedente che fa base in Italia

Meghan e Harry potrebbero essere costretti ad un braccio di ferro legale per proteggere il loro potenziale marchio “Sussex Royal”. Stando a quanto riportato dal quotidiano inglese The Guardian, esiste già una richiesta inoltrata alle autorità competenti Ue (l’EUIPO, European Union Intellectual Property Office) per poter fare uso di quel marchio per una vasta gamma di beni, tra cui anche birre e gioielli. Il richiedente sembrerebbe essere di base in Italia – scrive ancora il giornale – e residente in Germania, con l’inglese indicato come seconda lingua.


Da una ricerca del database, sembrerebbe che la richiesta sia stata avanzata a nome di Ui Phoenix Kerbl giovedì 9 gennaio, molto probabilmente dopo che la coppia aveva comunicato alla stampa di non aver ancora registrato il marchio fuori dal Regno Unito. La richiesta di deposito del marchio “Sussex Royal” da parte dei reali (riguardante una serie di beni e attività) è stata presentata alle autorità britanniche per la proprietà intellettuale lo scorso giugno dai loro consulenti Natalie Campbell e Sara Latham. La proprietà è stata assegnata alla coppia a dicembre.


I rischi dell’appropriazione del marchio erano già emersi ad aprile scorso, quando c’era stato un tentativo (poi fallito) di produrre centinaia di articoli nel Regno Unito – dai reggiseni agli adesivi, fino alle bevande energetiche – con il marchio “Sussex Royal”. In quell’occasione la richiesta era pervenuta da Malta a nome di John Burnett, ma la mossa era stata impedita dal diritto di proprietà intellettuale che ha il marchio “Royal” nel Regno Unito. Stando a quanto commentato al Guardian dall’avvocato Sally Britton, inoltre, ora bisognerà capire se la regina permetterà ai coniugi di continuare a servirsi del marchio in questione unito al logo della corona. «Potrebbe esserci un rebrand per la coppia», ha detto Britton, «che potrebbe costituire uno sviluppo molto interessante in merito a quale sarà il futuro dei loro finanziamenti».

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