Cosa chiedono i dipendenti di Amazon sul cambiamento climatico. E cosa fa Bezos

La lotta per il clima è arrivata anche nei magazzini dell’azienda guidata dall’uomo più ricco del mondo

Un piano per tagliare le emissioni, anzi per dimezzarle. All’inizio del 2019 Amazon ha lanciato il programma Shipment Zero, un percorso per portare al 50% le emissioni di Co2 prodotte dai corrieri dell’azienda guidata da Jeff Bezos, provando a mostrarsi sensibile al tema dell’emergenza climatica.


Un impegno, come quello di tante multinazionali, nato dalla crescente attenzione dell’opinione pubblica (almeno di quella dei Paesi industrializzati) al cambiamento climatico. Secondo una parte dei dipendenti di Amazon però, l’iniziativa non va molto più in là del semplice greenwashing. La promessa di attenzione all’ambiente non sarebbe accompagnata da un vero sostegno al movimento ambientalista, specie se questo mobilita i lavoratori e i sindacati interni all’azienda.


Come ha riportato Vox, all’inizio del 2020 Amazon avrebbe minacciato di licenziare due lavoratori alla guida di un gruppo interno all’azienda impegnato contro il cambiamento climatico. La loro colpa sarebbe stata quella di criticare apertamente la scelta di Amazon di fornire tecnologie di cloud computing alle aziende che si occupano dell’estrazione di gas e petrolio.

I dipendenti sarebbero stati raggiunti da un avviso formale da parte di Amazon che, sempre sulle pagine (html) di Vox, ha replicato: «L’azione che abbiamo intrapreso fa parte della pratica aziendale di avvisare i dipendenti quando potrebbero (consapevolmente o no) violare una policy aziendale».

I gruppi di lavoratori Amazon che lavorano contro il cambiamento climatico

Con 232 miliardi di dollari di ricavi e 916 miliardi di dollari di capitalizzazione, Amazon si è collocata al 28° posto tra le aziende, quotate, più grandi del mondo nella classifica pubblicata da Forbes nel 2019. E, sempre meglio ricordarlo, il suo patron Jeff Bezos non è solo l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio da 114 miliardi, ma è l’uomo più ricco degli ultimi due secoli.

Per questo, le scelte di Amazon in termini di clima, e quelle dei suoi oltre 600mila dipendenti, non sono esattamente da sottovalutare. Matthew Painter è responsabile della comunicazione di UNI Global Union, la federazione internazionale che riunisce i sindacati del settore dei servizi.

È lui a spiegare a Open come la UNI e la ITUC, altra confederazione sindacale internazionale, abbia espresso solidarietà verso i dipendenti che hanno visto minacciato il loro posto di lavoro dopo essersi espressi contro le politiche dell’azienda in fatto di clima.

Amazon’s Climate Pledge does not go far enough.

Workers’ rights are human rights and climate justice is an existential issue for us all. Whether in warehouses, delivery trucks or offices, we are proud to stand with the thousands of Amazon workers who want to make the company more responsible. We urge you and Amazon management to address the substance of workers’ critiques rather than attempt to stifle their voices with threats and intimidation.

L’impegno climatico di Amazon non va abbastanza lontano.

I diritti dei lavoratori sono diritti umani e la giustizia climatica è una questione fondamentale per tutti noi. Che si tratti di magazzini, camion per le consegne o uffici, siamo orgogliosi di stare con le migliaia di lavoratori di Amazon che vogliono rendere l’azienda più responsabile. Sollecitiamo voi e i manager di Amazon ad affrontare le critiche dei lavoratori piuttosto che tentare di reprimere la loro voce con minacce e intimidazioni.

L’account Twitter su cui seguire la lotta dei dipendenti Amazon per il clima

In Italia, dove Amazon conta quasi 7mila dipendenti, non sono ancora nati gruppi di lavoratori impegnati contro il cambiamento climatico, almeno stando alle notizie date dai sindacalisti che abbiamo contatto. Altrove però queste realtà sono già avviate, e organizzate.

Su Twitter è possibile seguire l’account Amazon Employees For Climate Justice, che raccoglie interventi e messaggi dei lavoratori Amazon che chiedono all’uomo più ricco degli ultimi due secoli di fare qualcosa in più per combattere il cambiamento climatico.

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