Michele Bravi rompe il silenzio dopo l’incidente: «La terapia mi ha salvato. Un trauma simile non si supera da soli»

«Quando vivi un trauma cambia il tuo corpo e il modo di vedere le cose», ha raccontato il cantante nella prima intervista dopo l’incidente che l’ha visto coinvolto nel 2018, in cui è morta una donna

«Quando vivi un trauma cambia il tuo corpo e il modo di vedere le cose.  Quando succede qualcosa di così traumatico non si può pensare di uscirne da soli. L’amore non basta. Serve un percorso terapeutico e farsi aiutare». A parlare è Michele Bravi, in una prima intervista a Verissimo, dopo il tragico incidente in cui è stato coinvolto nel 2018 e a causa del quale una donna ha perso la vita e per cui è stato rinviato a giudizio per omicidio stradale e a ridosso della prima udienza del processo che si terrà il 23 gennaio. Bravi, dal giorno dell’incidente, si è completamente chiuso in se stesso, rifuggendo da tutta quella che era la sua vita prima dell’incidente. Solo lo scorso ottobre è tornato in punta di piedi in scena per alcuni concerti al Teatro San Babila di Milano. 


«Quando vivi un trauma cambia il tuo corpo e il modo di vedere le cose. Non riuscivo a sentire gli altri. Ero semplicemente da un’altra parte, avevo perso aderenza con il reale. Abituarsi all’assenza di suono, per me, che ho sempre raccontato quello che vivevo attraverso la musica, è stato molto difficile», ha raccontato il vincitore della settima edizione di X Factor. «Quando succede qualcosa di così traumatico non si può pensare di uscirne da soli. L’amore non basta. Serve un percorso terapeutico e farsi aiutare per trovare il coraggio di affrontare la situazione con uno specialista. Ho seguito un metodo clinico per il trattamento dei grandi traumi (l’EMDR) che mi ha salvato e mi ha fatto tornare a parlare e a sentire». 


Al suo fianco la famiglia e non solo: «Ho avuto una fortuna enorme: avere un angelo vicino. Lui adesso non fa più parte della mia vita soltanto perché si è trasferito all’estero. Questa persona, che posso ritenere la più importante della mia vita, è stata salvifica». «Mi ha aiutato a tornare pian piano alla vita, alla realtà – prosegue Bravi – Mi diceva l’opposto di quello che dicevano gli altri. Secondo lui dovevo assorbire questo dolore da solo, promettendomi però che mi avrebbe tenuto la mano per tutto il tempo». Ma malgrado ciò Bravi ha ancora paura, teme di rischiare di «non avere i piedi ben piantati nella realtà». «L’unica speranza che posso nutrire è che – chiosa infine Michele Bravi – rispetto ai tempi della giustizia, questa eco di dolore possa stritolarsi sempre di più e che tutti possano trovare uno spazio dentro di sé in questa storia». 

Foto di copertina: Ansa / Claudio Onorati

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