Federico Clapis, la vita dopo YouTube. Da “Behind a Selfie” alla mostra nella Triennale di Milano – L’intervista

Il 18 gennaio l’ex youtuber sarà uno dei protagonisti di “Deep Scrolling Experience” un evento sul rapporto tra uomo e tecnologia

«Mollo ragazzi, che vi devo dire». Il 7 dicembre 2015 Federico Clapis ha pubblicato uno dei video che più hanno stupito la community di YouTube Italia. Clapis era noto per i suoi video satirici, per le sue canzoni dissacranti.


Fonte: YouTube | L’addio di Federico Clapis

O almeno, era noto per tutto questo fino a quel video del 2015, dove ha annunciato che non avrebbe più fatto intrattenimento ma si sarebbe dedicato a una strada completamente diversa: quella dell’arte contemporanea. E negli ultimi quattro anni non è mai tornato indietro su questa decisione.


Sabato 18 gennaio, alla Triennale di Milano, sarà uno dei protagonisti dell’evento Deep Scrolling Experience. Qui verranno presentate le opere di Clapis che trattano del rapporto tra uomo e tecnologia. Oltre a questa esposizione, a Deep ScrollingExperience ci saranno anche conferenze e laboratori su come la tecnologia, e soprattutto il digitale, hanno cambiato le nostre relazioni, il nostro lavoro e il nostro modo di percepire la realtà. L’evento è organizzato assieme all’Istituto di Psicosomatica di Milano e l’Associazione Dipendenze Tecnologiche.

Federico Clapis. Ex youtuber o artista?

«Eh? Ex galeotto? Questa cosa mi fa ridere spesso, sembra ex pentito della ‘ndrangheta. Sono quattro anni che ho dato l’addio all’intrattenimento. Ora uso i social per condividere la mia attività artistica. E dopo qualche anno, anche i più scettici hanno capito che non era uno scherzo. Anche perchè, a che pro? Non fa ridere nessuno».

Che ruolo hanno i social per la tua arte?

«Ora sono più dipendente dai social di prima. Nella mia testa l’opera si compie con la messa online. Addirittura quando devo indicare la data di realizzazione dell’opera metto quella della pubblicazione social. Magari l’ho fatta prima, ma finchè è non è online non è finita».

Tu hai fatto una lunghissima carriera su YouTube, una carriera di tipo satirico. Ora che tipo di artista sei?

«Sento sempre di avere un piede fra due ponti. Con l’arte mi trovo a fare da ponte tra chi non apprezza generalmente l’arte e l’utilizzo dell’arte contemporanea per raccontare i nostri tempi. Questo filone di lavori parla alle persone. Non resta criptico.

Fonte: YouTube | Alcune delle opere di Clapis

È abbastanza diretto, di facile lettura, almeno da uno strato superficiale e poi può avere tanti altri strati più profondi. Per me, ad esempio, raccontare del nostro rapporto con la tecnologia vuol dire raccontare stati dell’animo che sono senza tempo».

L’evento che farai sabato 18 gennaio in triennale a Milano sarà basato tutto sul rapporto con la tecnologia. La tecnologia entra nella tua arte in due modi, nei temi e nelle tecnologie che utilizzi per le tue opere.

«Io sono partito con le scansioni laser del mio corpo per riprodurre dei piccoli modelli che poi ho usato con gli “Actor on canvans”. Entravo in una stanza, facevo una performance e poi veniva ritratta una copia di me che finiva sulla tela.

Ancora oggi è la cosa più tecnologica che ho realizzato. Adesso sto lavorando molto con le opere olografiche, che non possono essere riprese o fotografate ma si vedono solo in video.

Fonte: YouTube | L’installazione Welcome (?)

Sono molto contento anche dei nuovi filtri Instagram, non perchè ora posso fare le story con le banane che escono dagli occhi ma perchè è possibile implementare la realtà aumentata. La tecnologia è quello che mi tiene vivo».

A questo proposito c’è anche un’altra opera che hai fatto questa estate, il Pesce Tanica.

«Il Pesce Tanica nasce dalla fusione tra un pesce e la plastica. È una tanica dentro cui ho inserito un Gps per tracciare i suoi movimenti. Questo Pesce Tanica nasce per essere una scultura da abbandonare, per un periodo di tempo limitato, in mare. Così che poi è possibile rivedere il percorso».

E cosa ha disegnato?

«Ha fatto un bel giro, una specie di spirale. Ha creato una sorta di fallo. Bellissimo. Gigate, di 50 miglia. Lo abbiamo lasciato a metà del mare…».

https://www.instagram.com/p/B0qQZlznWjC/

In mezzo al mare, un luogo quasi mitologico…

«Ahahah. Io senso dell’orientamento zero. No, siamo partiti da Genova abbiamo fatto 50 miglia e lui ha fatto tutto in giro per arrivare ad Albissola, tra l’altro un luogo conosciuto per le vacanze fatte da artisti come Fontana e Pomodoro.

Nel frattempo ho fatto una call to action per raccogliere la plastica, una cosa ormai d’obbligo come il segno della croce prima di entrare in Chiesa. Un trend propositivo e utile all’uomo, per fortuna. Nei giorni in cui il Pesce Tanica era in mare la gente condivideva story su Instagram mentre raccoglieva la plastica e poteva vincere il viaggio con noi per recuperarlo».

Oltre alle tecniche, dicevamo dei temi. Quali sono gli aspetti principali che escono dalle opere sulla relazione tra uomo e tecnologia?

«Per me è un pretesto. Mi sembra di aver tanto digerito questo tema che per me non è più un argomento urgente. È un pretesto per raccontare qualcos’altro. Ad esempio. L’opera Touch Scream è sull’impossibilità del tocco, sulla difficoltà di toccarsi, tra uomo e donna. Ma non l’ha inventata Skype.

Non ho alcun desiderio di demonizzare la tecnologia».

https://www.instagram.com/p/BimJp3xBJ0W/

Il digitale e con lui la possibilità di costruire realazioni attraverso un mondo fatto di codici e pixel, cosa ha fatto emergere in più, o di diverso di noi?

«Forse la nostra insicurezza sociale, ha fatto emergere quello che già era sotto. A volte vedi i profili social delle persone e il desiderio di mostrarsi o di guardare il prossimo non è diverso da una passeggiata lungo il mare, in cui guardi gli altri e cerchi di apparire nel modo migliore.

I social hanno reso ancora più potente questa cosa».

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