Regionali, i dati definitivi confermano le proiezioni. Bonaccini ferma la Lega, Santelli (cdx) sbanca in Calabria

Il candidato del centrosinistra sopra il 50% in Emilia-Romagna. Flop dei 5 Stelle. E dopo lo scampato pericolo, nell’esecutivo potrebbero cambiare i rapporti di forza

Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna porta alla vittoria il centrosinistra sconfiggendo la Lega di Matteo Salvini. Jole Santelli (con il 55,4%), di Forza Italia, vince a mani basse in Calabria con più di 20 punti percentuali di distacco su Pippo Callipo (30%) ed è la prima governatrice donna di una Regione del Sud. Il Movimento 5 Stelle esce sconfitto da entrambe le consultazioni, con i suoi candidati, Benini (3,5% in Emilia) e Aiello (7,3%), che ottengono risultati molto deludenti, anche rispetto alle aspettative non elevatissime della vigilia, per quella che è ancora la prima forza politica in Parlamento.


I risultati definitivi confermano lo scenario che era stato prefigurati da exit poll e proiezioni al momento della chiusura delle urne. A Matteo Salvini non è riuscita la spallata in Emilia-Romagna che avrebbe messo l’esecutivo giallorosso in crisi e forse avrebbe segnato la fine della legislatura. Bonaccini conquista la maggioranza assoluta con il 51,42% dei consensi, mentre la candidata leghista Lucia Borgonzoni si ferma al 43,63.


Pd primo partito in Emilia-Romagna

Per quanto riguarda le liste, il Partito Democratico è al 34,6% davanti alla Lega che si attesta al 31,9%. Buono il risultato per Fratelli d’Italia, che conferma le tendenze dei sondaggi nazionali, con l’8,6%. Ai minimi storici Forza Italia che crolla al 2,56%.

Bonaccini ringrazia le Sardine

Il primo commento di Bonaccini non ha lasciato dubbi sull’interpretazione della vittoria: «Io non ho perso tempo a suonare i campanelli ma sono andato a parlare con le imprese, con le persone e provare a dire che Emilia Romagna volevo», ha commentato a caldo il rieletto governatore emiliano-romagnolo con evidente riferimento alla “performance” di Salvini al Pilastro.

Bonaccini ha poi riconosciuto il ruolo delle Sardine nel suo risultato: «Io non sono mai andato nelle piazze delle Sardine e non ho mai parlato nemmeno al telefono con Mattia (Santori, ndr) perché volevo rispettarli e non sembrare di mettere il cappello su nessuno. Ma nelle loro piazze ho sentito risuonare parole molto simili alle mie e soprattutto hanno dimostrato che c’è tanta gente che non vuole una politica fatta di odio, di rabbia, di rancore».

In Calabria Forza Italia davanti alla Lega

Mentre alla vigilia ci si aspettava in Emilia-Romagna una partita maggiormente combattuta, in Calabria il risultato era pressoché annunciato. I dati reali definitivi anche in questo caso hanno confermato le prime rivelazioni demoscopiche: Jole Santelli trionfa con il 55,4% davanti a Callipo del Pd che si deve accontentare del 30%. Il M5s si aggiudica la terza piazza con Aiello, ma un dato così vicino (7,31% contro 7,18%) al candidato civico Tansi è la cifra della delusione pentastellata.

Dalle liste arrivano alcuni segnali interessanti: Forza Italia (12,44%) scavalca (anche se di poco) la Lega (12,26%), mentre Fratelli d’Italia incalza al 10,8%. Il Movimento 5 Stelle raccoglie un non certo soddisfacente 6,2%.

Il post-sconfitta di Salvini

Matteo Salvini, durante la conferenza stampa di questa mattina, ha confermato quanto detto a stretto giro quando stavano maturando i risultati: «Per la prima volta l’Emilia-Romagna è stata contendibile», aveva dichiarato da Bologna poco prima di mezzanotte. Oggi aggiunge che «rifarebbe tutto, compreso il campanello» e che il cambio di guida dell’Emilia «è solo rinviato».

Al di là dell’ostentata sicurezza, il segretario del Carroccio dovrà fare i conti (internamente al partito ed esternamente) con un (nuovo) azzardo non andato in porto: significativo che la Lega non sia riuscita nel sorpasso al Pd In Emilia-Romagna e che siano soltanto tre (Piacenza, Ferrara e Rimini) le province in cui Borgonzoni è prevalsa.

Un altro campanello d’allarme per il Carroccio arriva dal voto disgiunto che ha sicuramente penalizzato Borgonzoni (come ha affossato più del previsto i 5 Stelle): la candidata leghista ha infatti raccolto meno della somma dei voti delle liste che la sostenevano. La personalizzazione salviniana potrebbe aver in questo senso nuociuto all’aspirante governatrice del centrodestra.

Zingaretti esulta: «Il dato Pd è straordinario»

Sull’altro fronte esulta il segretario dem Nicola Zingaretti che in Emilia porta a casa il primo posto di lista, ribaltando il risultato delle europee dove il Pd si era fermato al 31%. «Il dato Pd è straordinario», ha detto Zingaretti parlando fuori dal Nazareno, «anche perché intanto abbiamo subito due scissioni: il Pd è là, grazie alla fiducia dei cittadini. Non si può che esprimere una grande soddisfazione per questo paese».

Fanno volume anche i risultati della lista Bonaccini presidente vicina al 6 (5,7 per cento) e di Emilia Romagna Coraggiosa (Elly Schlein, Pierluigi Bersani, Vasco Errani) al 3,7%, da considerarsi comunque nell’alveo del centrosinistra. Anche in Calabria, dove il Pd perde per distacco, è comunque primo partito con 15,1%. I dem possono inoltre incassare vittorie anche simboliche come quella di Bibbiano dove Bonaccini vince e il Pd supera il 40%.

Zingaretti ha poi fatto eco a Bonaccini ringraziando il movimento delle Sardine per la spinta e l’aiuto dato in questi ultimi mesi. Poi il messaggio agli alleati del M5s, indeboliti dalla tornata: «Si sta tornando a un sistema bipolare tra due grandi campi che si contendono la leadership e lo fanno su scelte politiche alternative». I 5 stelle, «ne prendano atto»».

Orlando (Pd): «Il M5S scelga fra la linea Di Maio e il campo progressista»

Non dissimili le parole del il vicesegretario Andrea Orlando che ai microfoni del TgLa7 ieri sera ha affondato: «I cinque stelle sono a un bivio: devono decidere se seguire la linea che ha portato avanti Di Maio o scegliere la via del campo progressista». Un messaggio ai pentastellati anche in vista del vertice di martedì prossimo in cui i ministri del M5S sceglieranno il sostituito di Luigi Di Maio nel ruolo di referente nell’esecutivo.

«È giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni – ha aggiunto poi oggi Orlando a Circo Massimo su Radio Capital – Ad esempio il M5S, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo. Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c’è stata finora».

Crimi ammette la debacle

Il nuovo capo politico del Movimento Vito Crimi ha ammesso la sconfitta: «I risultati sono stati inferiori alle aspettative», ha dichiarato il reggente. Premettendo i risultati sempre differenti nella storia del Movimento fra regionali e politiche, ha chiarito che nonostante la debacle il risultato «però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento», scrive Crimi, sostenendo che sarà necessario «restare uniti, non lasciarsi irretire da facili sirene».

«Ogni volta che un risultato elettorale non ci sorride – ha aggiunto – sento partire il solito coro che scandisce all’unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale».

I mutati rapporti di forze nel governo dopo il voto

Crimi allontana quindi le letture di chi vorrebbe il Movimento chiamato a una scelta di campo e a optare, conformemente con l’attuale esperienza di governo, quello del centrosinistra. L’esecutivo esce certamente rafforzato dal voto in Emilia-Romagna, ma vede la componente gialla in crisi profonda, dopo le dimissioni di Di Maio e i risultati deludenti di ieri. Il Pd, dopo la vittoria di Bonaccini è più forte nonostante il peso parlamentare dei 5 Stelle. E ancora una volta a regolare gli equliibri sarà chiamato il premier Giuseppe Conte.

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