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Coronavirus “curabile” da sempre coi farmaci omeopatici? – L’analisi

06 Febbraio 2020 - 05:57 Juanne Pili
Dare una informazione corretta è importante, anche su quelle che saranno le possibili cure contro il virus. Ecco perché non dovrebbe essere opportuno proporre soluzioni facili, presentate come già disponibili, se non sono state verificate

Da quando si è cominciato a parlare dell’epidemia del nuovo coronavirus, la prima preoccupazione è stata quella di fornire ai cittadini tutte le informazioni possibili per non cadere in un panico ingiustificato, con linee guida e l’intervento di esperti del settore, come Roberto Burioni e Pier Luigi Lopalco, tanto per citare due tra i più autorevoli.

Dare una informazione corretta è importante, anche su quelle che saranno le possibili cure contro il virus, in vista di trovare in un secondo momento un vaccino efficace. Ecco perché non dovrebbe essere opportuno proporre soluzioni facili, presentate come già disponibili, se non sono state verificate attraverso una corretta Ricerca scientifica.

Ci riferiamo ad esempio a un articolo che il sito Affaritaliani ha pubblicato il 2 febbraio, condiviso su Facebook da diversi sostenitori dell’omeopatia. Il testo presenta diverse affermazioni su virus, sistema immunitario e presunte origini del novel-Cov, piuttosto discutibili. Analizziamo le affermazioni principali.

Schermata dell’articolo sui coronavirus di Affaritaliani.

Proteggersi da un virus con preparati omeopatici?

«Il Coronavirus è un virus da sempre presente, in autunno inoltrato. Non tutti lo contraggono: solo chi possiede il recettore. Si cura con l’AntiCD13.

Il recettore del Coronavirus è ben noto, si chiama CD13, e da sempre il nostro Istituto si avvale di un farmaco, l’AntiCD13, che è in grado di impedire l’attacco del virus a livello recettoriale, con remissione dei sintomi e conseguente guarigione del paziente.

Un farmaco come lo Stannum può portare a miglioramenti impensabili, perché la tossicologia dello Stannum manifesta la stessa sintomatologia. Non è fantascienza, è scienza, checchè ne dicano i vari Burioni di turno, capaci solo di pontificare “contro” tutto quello che non conoscono».

Col termine coronavirus si indica un insieme di virus, come quello della Sars o della Mers. Ne esistono centinaia e molti causano solo banali raffreddori. Sostenere che tutti si curino allo stesso modo è quantomeno impreciso. Inoltre è fuor di dubbio che si dovrebbero usare farmaci che hanno dimostrato di funzionare.

Quello che l’autrice non ci dice infatti è che sia l’anti CD13 che lo Stannum sono rimedi omeopatici, ovvero non hanno dimostrato alcuna efficacia reale, come hanno già spiegato i colleghi di Butac (Bufale in tanto al chilo). Per maggiori approfondimenti sulle ragioni per cui l’omeopatia non cura, vi rimandiamo a un nostro articolo precedente.  

Purtroppo in Paesi come l’India è il Governo stesso a raccomandare rimedi omeopatici per far fronte all’epidemia, come ha raccontato Enrico Bucci in un recente articolo su Il Foglio.

Si stanno sperimentando invece gli effetti terapeutici di farmaci antivirali già noti, come alcuni inibitori delle proteasi o gli interferoni. Tutte cose possibili studiando il virus in questione, cosa che non ci risulta essere stato ancora fatto coi preparati omeopatici di cui si è fatta menzione.

Perché una persona si ammala?

«Non tutti gli individui contraggono il virusquesti individui non posseggono il recettore per quel virus, quindi, anche se entrano in contatto col virus stesso, il loro sistema immunitario non lo riconosce, non lo “legge”, e quindi non risponde, cioè la persona non si ammala».

I sintomi sono dovuti all’interazione tra il parassita (il virus) e l’ospite (cioè la persona). Chi ha le difese immunitarie indebolite non è che non si ammala, anzi, rischia molto di più le complicanze e la vita stessa, mancando del tutto una difesa dell’organismo.

Certamente alcuni sintomi come la febbre sono indice del fatto che il nostro sitema immunitario è entrato in azione, ma sarebbe peggio se questo non succedesse. Quando vogliamo abbassare la febbre lo facciamo per evitare che la temperatura corporea resti eccessivamente alta, creando ulteriori danni, ma ne avremmo comunque anche senza un sistema immunitario.

Lo stesso discorso possiamo farlo per tutti i pazienti in attesa di un trapianto di midollo osseo, dove vengono prodotte le cellule del nostro sistema immunitario. Direste che non si ammalano mai? 

Infine, anche se non tutti gli individui dovessero contrarlo, resta il fatto che 2019-nCoV è pressoché sconosciuto. I ricercatori stanno monitorando attentamente le persone che hanno contratto il virus, per comprendere pienamente tutti gli aspetti della malattia. Inoltre, si tratta di un nuovo virus, quindi è altamente improbabile che esista qualcuno naturalmente immune.

Le misteriose origini del virus e il “complotto” dei vaccini

«Io non so se questo n-CoV-2019 … sia stato “creato” in laboratorio e diffuso poi per incidente o preciso volere; ormai sul web circolano tanti pareri, alcuni da fonti molto attendibili … Certo è che la domanda “cui prodest?” si fa pressante e gli scenari possibili sono veramente tanti: quando ci sono di mezzo ingenti poteri economici, vedi la produzione di nuovi vaccini in tempi record, sovvenzionata da uno degli uomini più ricchi del pianeta, beh, il dubbio è doveroso».

In realtà non risultano nel Web fonti attendibili, sempre che con questo termine si intendano gli articoli basati su dati accertati. L’articolo non ne fa accenno. Noi ricordiamo che l’unica fonte presentata come credibile, è un esperto di guerra batteriologica, tale Dany Shoham, il quale ha poi smentito.

Riguardo all’articolo di Nature del 2017 che parlava effettivamente di un laboratorio a Wuhan che doveva studiare pericolosi virus già noti; quando lo stesso autore – David Cyranoski – deve parlare di un errore riportato su un articolo scientifico che cerca di ricostruire la genealogia del novel-CoV, non menziona mai tra le ipotesi più attendibili quella della fuga da un laboratorio. 

Nature | Aggiornamento dell’articolo di David Cyranoski, dove si chiarisce che il contenuto non dimostra affatto un coinvolgimento del laboratorio nel manifestarsi dell’epidemia.

Certamente i virus una volta isolati possono mutare. Ma perché possano avere mutazioni tali da minacciarci, occorre che subiscano la “pressione” di un vero sistema immunitario, non quello di una coltura nelle piastrine da laboratorio. Si chiama “evoluzione”: mutano e si selezionano sulla base dell’adattabilità.

Dallo studio del genoma – interamente pubblico – sappiamo che molto probabilmente prima del salto dagli animali all’uomo vi sono tracce di un coronavirus tipico dei pipistrelli e di un altro sconosciuto.

Risulta alquanto complicato ritenere probabile che un virus, in coltura in un laboratorio – che sappiamo non essere adibito a sviluppare armi biologiche – possa aver realizzato un coronavirus del genere, quando è molto più probabile la spiegazione più semplice: quella del mercato ittico locale.

Per quanto riguarda il non meglio specificato magnate che sovvenzionerebbe vaccini a tempo di record, possiamo lo stesso ipotizzare che ci si riferisca a Bill Gates, a cui sono state volte spesso accuse del genere, tutte infondate, già analizzate in un precedente articolo.

Vaccini a tempi record?

Purtroppo non è possibile nemmeno avere “tempi record” per i vaccini. Potremmo anche avere la prima fiala pronta già oggi – gentilmente concessaci dal “Nuovo ordine mondiale” – ad ogni modo, prima di utilizzare il vaccino su larga scala, questo dovrà comunque passare le fasi della sperimentazione, che sono piuttosto lunghe: richiederebbero anni.

Ad ogni modo, è piuttosto logico che costi meno ad un sistema sanitario vaccinare contro una malattia, piuttosto che intervenire con farmaci quando ormai il danno è fatto.

Teniamo conto anche di un particolare importante: buona parte dei pazienti deceduti in Cina a causa del virus, erano persone col sistema immunitario indebolito.

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