L’Onu inserisce nella black list le aziende che operano nelle colonie illegali di Israele in Palestina

Il ministro degli Esteri israeliano ha definito la lista «una vergognosa resa alle pressioni di Paesi e organizzazioni intenzionate a colpire Israele»

Le Nazioni Unite hanno pubblicato una black list di 112 società che svolgono attività nelle colonie israeliane in Cisgiordania, in territorio palestinese, considerate illegali. Tra queste compaiono Airbnb, Expedia e TripAdvisor. La lista è contenuta in un rapporto di Michelle Bachelet, la commissaria Onu per i diritti umani. La reazione di Israele non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha definito la lista «una vergognosa resa alle pressioni di Paesi e organizzazioni intenzionate a colpire Israele». «La decisione del Commissario di continuare sulla linea anti Israele della Commissione Onu per i diritti umani è una macchia sulla Commissione stessa», ha dichiarato Katz, che ha sottolineato come «Israele non accetterà politiche discriminatorie e lavorerà per far sì che queste decisioni non siano attuate».


Limes | Mappa dei vari insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania

E mentre il ministro israeliano ha rimarcato il fatto che «la maggior parte delle nazioni del mondo» non si è unita «a questa campagna di pressione politica» (Donald Trump, ad esempio, ha definito legittime le colonie israeliane in Palestina già prima della pubblicazione del suo “Piano di pace“), dall’altra parte il ministro degli Esteri palestinese Riad al Maliki ha apprezzato questo segnale. La pubblicazione della black list stilata dalla Commissione per i diritti umani dell’Onu costituisce «una vittoria del diritto internazionale e degli sforzi diplomatici volti a prosciugare le risorse del sistema coloniale rappresentato dagli insediamenti illegali nei territori palestinesi», ha dichiarato al Maliki all’agenzia Wafa. Il ministro palestinese ha poi fatto appello ai Paesi membri della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite affinché esaminino quella lista e diano istruzione alle società menzionate di cessare immediatamente le loro attività negli insediamenti, dato che questi «violano il diritto internazionale».


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