Coronavirus, primo caso in Africa. Come operano i disinformatori di fronte alla notizia

Dal 4 febbraio e fino al primo pomeriggio del 14 febbraio 2020 non sono stati riscontrati casi di coronavirus in Africa

[A fine articolo è possibile leggere la spiegazione in merito a un contenuto pubblicato da una testata giornalistica che ha riportato erroneamente i contenuti qui presenti]
Il 4 febbraio 2020 la testata Il Giornale pubblica nell’edizione cartacea un articolo dal titolo «La minaccia sbarca dall’Africa» che durante la puntata del 12 febbraio del programma televisivo Fake – La Fabbrica delle Notizie, dove collaboro in qualità di «cacciatore di bufale», è stato etichettato come caso di mal-information. Il motivo è molto semplice: in data 4 febbraio 2020 non erano stati riscontrati casi confermati di persone infette dal nuovo coronavirus in Africa.

Sopra il titolo de Il Giornale del 4 febbraio, sotto il grafico del Johns Hopkins CSSE sui casi di coronavirus confermati nel mondo: in Africa, in data 11 febbraio, il conto era pari a zero

In data 11 febbraio 2020, giorno della registrazione del programma, non erano stati ancora riportati casi confermati nel continente africano, tanto che la stessa Organizzazione mondiale della sanità smentiva le voci diffuse tramite il vicedirettore del dipartimento africano del ministero degli Affari esteri della Russia, Oleg Ozerov.

Ieri, 14 febbraio 2020 alle ore 17:22 la redazione di Fake – La Fabbrica delle Notizie aveva ricevuto un chiaro «We have not received notification from any african country on confirmed case of COVID-19» da parte di Tarik Jasarevic dell’OMS, mentre una prima conferma era giunta alle ore 18:48 – un’ora dopo – dall’account ufficiale egiziano dell’Oms su Twitter:

Un titolo come quello pubblicato da Il Giornale andava dato al massimo il 14 febbraio 2020 online e sul cartaceo il giorno successivo, ma sarebbe risultato comunque scorretto poiché rimane il fatto che non vi sono casi di persone «sbarcate» o giunte dall’Africa in Italia affette dal nuovo coronavirus.

Se la testata milanese avesse titolato il 4 febbraio 2020 «La minaccia potrebbe arrivare anche dall’Africa» nessuno l’avrebbe potuta contestare. Per qualcuno quel titolo non andava affatto contestato e dal momento della conferma del primo caso nel continente africano si sono attivati i disinformatori e cosiddetti «avvelenatori dei pozzi».

L’utente James The Bond (@ImJamesTheBond), anonimo già noto per diverse bufale e casi di disinformazione, utilizza un video condiviso dall’account di NOVE per sostenere che durante la trasmissione Fake – La Fabbrica delle Notizie sia stato riportato il falso da parte del sottoscritto:

Tranquilli, il Coronavirus in Africa non c’è, quindi è inutile parlare del pericolo del Coronavirus in Africa come fa quel “razzista fakenewsaro” di @alesallusti . Garantisce il copia/incollatore di Open. Conservate il video per i posteri, a futura memoria.

Il video condiviso da NOVE prima della messa in onda, che l’utente vorrebbe «conservare a futura memoria», è tagliato e non riporta le risposte date a Sallusti:

L’utente anonimo evita di riportare le risposte e le spiegazioni date al direttore de Il Giornale perché non conviene alla sua narrativa. Tecnicamente, bastava ascoltare le parole dette nello stesso video tagliato per comprendere il problema, ma in caso è possibile verificare ulteriormente attraverso la visione dello streaming del programma su DPlay partendo dal minuto 14:50, poco prima del taglio del video pubblicato su Twitter dall’account di NOVE.

Francesca Totolo, collaboratrice de Il Primato Nazionale, condivide il tweet dell’account anonimo James The Bond con il seguente commento ottenendo diverse reazioni da parte dei suoi seguaci:

Solo ieri @DavidPuente affermava che non c’erano prove di persone infette da #coronavirus in Africa (nonostante i ricercatori africani abbiano lanciato l’allarme da giorni) e oggi arriva la prima conferma di un caso confermato in #Egitto. E niente…

Risulta corretto sostenere che fino a «ieri» (riferendosi al 13 febbraio) non c’erano prove di persone infette dal nuovo coronavirus nel continente africano. Ricapitolando, in nessun momento del programma è stato detto dalla redazione di Fake – La Fabbrica delle Notizie che non possa giungere in Africa il nuovo coronavirus, mentre è stato contestato un titolo diffuso da una testata giornalistica nazionale che in data 4 febbraio, e successivamente fino al pomeriggio del 14 dello stesso mese, non risulta corretto in quanto erano assenti casi di persone infette dal virus nel continente africano. La notizia del primo infetto in Egitto non cambia di una virgola il caso di mal-information relativo al titolo pubblicato dalla testata milanese.

L’obiettivo dell’utente anonimo James The Bond, così come di molti simili, non è quello di informare correttamente i cittadini con i fatti, ma avvelenare il clima con opinioni e informazioni scorrette per un secondo fine. Nel caso dello stesso utente, molto attivo nel voler contrastare l’arrivo dei migranti dal continente africano, un titolo come quello de Il Giornale risultava funzionale alla sua narrativa volendo collegare la psicosi generata dal virus agli sbarchi di migranti.

Aggiornamento 19 febbraio 2020

Circola un articolo di una testata giornalistica, pubblicato il 18 febbraio 2020, che cita erroneamente i contenuti riportati qui sopra. Riportiamo

Ebbene, cosa risponde David Puente? Dapprima si è sperticato – non solo lui, va detto, era in buona compagnia di cosiddetti “buonisti” – nel dire che, visto che nessun contagio era stato diagnosticato in Africa, anche solo parlare di possibile contagio o lanciare un allarme di prevenzione è equiparabile a una disinformazione.

Tale affermazione risulta completamente errata in quanto in nessun caso ho personalmente fatto questa accusa nei confronti di chi ha parlato di un possibile arrivo del coronavirus nel continente africano. La contestazione mossa al titolo de Il Giornale è ben spiegata, ma oltre a questo l’autore dell’articolo ignora di fatto la spiegazione riportata il 15 febbraio 2020:

Se la testata milanese avesse titolato il 4 febbraio 2020 «La minaccia potrebbe arrivare anche dall’Africa» nessuno l’avrebbe potuta contestare.

Il testo del 15 febbraio 2020 che smentisce le critiche.

L’articolo della testata riporta un’altra teoria:

Il giorno in cui è stato identificato il primo contagio africano da coronavirus, alcune testate avevano lanciato la notizia per poi essere ovviamente bollate come bufalari da Puente e dalla sua trasmissione Fake – La Fabbrica delle Notizie. Ovviamente poi il contagio era effettivamente avvenuto e Puente si è giustificato facendo una supercazzola sugli orari: l’Oms ha confermato il contagio solo alle 18.48 e ancora alle 17.22 Puente spergiurava che nessun contagio fosse avvenuto. Ergo chi ha dato la notizia prima delle 18:48 è un disinformatore che ha solo avuto culo – per Puente è evidente che il concetto di “dritta” non esiste – mentre lui che fino alla fine ha negato la verità è stato il vero paladino della corretta informazione.

In nessun caso è stato bollato come “bufalaro”, dal sottoscritto e/o dalla redazione di Fake – La Frabbrica delle notizie, chi ha riportato la vicenda del primo contagio nel continente africano confermato dalle autorità in data 14 febbraio 2020. Risulta impossibile che la redazione del programma televisivo lo abbia fatto visto che era andata in onda giorni prima e la puntata successiva deve essere ancora registrata. Una redazione seria che non opera a “pappagallo” riprendendo ciò che riportano altre testate senza verificare contatta direttamente le fonti, in questo caso abbiamo contattato e ricevuto una risposta ufficiale da parte di Tarik Jasarevic dell’OMS, ma nonostante ciò la cautela è buona consigliera e non era stata bollata alcuna notizia riguardo al primo contagio confermato in Egitto come “bufala”. Il testo pubblicato dalla testata giornalistica riporta, dunque, una sua fantasiosa interpretazione di ciò che dovrebbe fare qualunque giornalista: verificare le fonti.

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