Coronavirus. Pena di morte in Cina per chi nasconde i sintomi? Ecco le fonti e le condizioni

Siamo arrivati alla pena di morte per chi nasconde i sintomi del coronavirus in Cina? Si, ecco le condizioni!

Tra le richieste di verifica pervenute c’è quella riguardante un articolo di Adnkronos dal titolo «Coronavirus, pena di morte per chi nasconde sintomi». Leggendo il pezzo si comprende che un tribunale in Cina, senza citare quale, avrebbe deciso che «chi intenzionalmente nasconde o riporta in maniera incompleta i sintomi del contagio» potrà essere punito «anche con la pena di morte».

Continuando a leggere l’articolo si comprende che prima di arrivare alla pena capitale una persona responsabile del reato può essere condannata a dieci anni di carcere, l’ergastolo o appunto la pena di morte. Da qui si capisce che ci sono diversi gradi e dunque ci dovrebbe essere un’aggravante per arrivare alla pena di morte, non basta soltanto «nascondere i sintomi».

Il tribunale di Pechino

Adnkronos cita come fonte il Beijing Daily e precisamente un articolo del 13 febbraio 2020 (senza linkarlo).

L’articolo citato da Adnkronos

L’articolo cita come fonte la Beijing No 2 Intermediate People’s Court di Pechino, ma non riporta alcun link per verificare. Trovo il testo del comunicato all’interno del sito ufficiale Bj2zy.chinacourt.gov.cn pubblicato il 12 febbraio 2020:

Il comunicato della Corte di Pechino.

Il titolo del comunicato fa riferimento proprio a chi nasconde la malattia e al rischio di poter incappare nella pena capitale. Secondo quanto riportato nel testo si parla di un piccolo numero di persone che avrebbe nascosto deliberatamente la malattia o riportato false informazioni in merito a viaggi (se sono stati a Wuhan o meno) e contatti (se hanno avuto contatti con persone provenienti da Wuhan) che potrebbero aver causato il contagio di altre persone e persino del personale medico.

Secondo il comunicato chi nasconde sintomi e informazioni sulla propria persona per sfuggire all’eventuale quarantena può essere accusato per «la trasmissione intenzionale di agenti patogeni e malattie infettive mettendo in pericolo la sicurezza pubblica» rischiando una pena da tre anni fino a un massimo di dieci di reclusione se non hanno causato gravi conseguenze. Nel caso tale mancanza abbia causato gravi conseguenze la pena passa da dieci anni fino all’ergastolo o addirittura la pena capitale. Chi invece si rifiuta di sottoporti alla quarantena può essere incolpato di negligenza e subire una condanna da tre a sette anni di prigione.

Il precedente

Non è la prima volta che se ne parla. Un altro decisione simile presa in precedenza riguarda l’Alta corte di Heilongjiang, provincia cinese situata nel nord est del paese. Nel sito ufficiale del governo locale vengono riportate le decisioni del tribunale contro gli eventuali trasgressori.

Il comunicato, dal titolo «Comunicazione urgente sulla lotta ai crimini legati alla prevenzione e al controllo dell’epidemia», riporta la decisione di punire severamente i crimini che mettono in pericolo la sicurezza nazionale, la sicurezza pubblica e che minano l’ordine economico e sociale del paese. L’Alta corte avrebbe individuato un totale di 39 reati penali e come pena massima quella di morte.

Tra i reati troviamo l’aumento dei prezzi e l’accaparramento, la diffusione di notizie false e reati come il furto o la frode che potrebbero incidere gravemente sulla prevenzione e il controllo dell’epidemia. Non mancano il furto di materiale utile alla prevenzione e al soccorso, così come l’uso della violenza e minacce per impedire il personale che opera nell’affrontare l’epidemia.

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