Lamorgese cambia le regole sulla droga: «Carcere per i recidivi, anche se spacciano piccole quantità»

La norma è frutto del lavoro congiunto tra il Viminale e il Ministero della Giustizia

«Ho predisposto una norma per superare l’attuale disposizione dell’art. 73 comma cinque che non prevede l’arresto immediato per i casi di spaccio di droga». La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha parlato così dell’emergenza «droga tra i giovanissimi», durante il suo intervento al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in Prefettura ad Ancona. Alla norma sta lavorando il Viminale insieme al Ministero della Giustizia. La soluzione prospettata sembra convincere entrambi i dicasteri. «Abbiamo fatto un tavolo di lavoro con il Ministero della Giustizia e abbiamo trovato una soluzione che convince sia noi che loro, dando la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano di questo reato», ha dichiarato la ministra.


Ansa, Ettore Ferrari | Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, Roma, 18 febbraio 2020

La norma riguarderebbe comunque soltanto i recidivi, ovvero i pusher “di professione”. Il problema parrebbe essere principalmente la reiterazione del reato: «Arrestare senza la custodia in carcere – ha continuato Lamorgese – e il giorno dopo vedere nello stesso angolo di strada lo spacciatore preso il giorno prima, incide anche sulla demotivazione del personale di polizia che tanto si impegna su questo versante e vede la propria attività essere posta nel nulla quando il giorno dopo li ritroviamo nello stesso posto».


Le prime opposizioni: «Nemmeno Salvini era arrivato a tanto»

«Aspettiamo di leggere il testo che i ministri Lamorgese e Bonafede confezioneranno, ma dalle anticipazioni di stampa sembra che la grande idea dell’esecutivo rischierà di mandare in galera decine di migliaia di giovani e meno giovani anche solo per qualche canna in tasca», scrivono su Facebook da +Europa.     

«Manco Salvini e il governo Conte uno erano arrivati a proporre una cosa così», ha continuato. «Quanto invece alla necessità di aggravare le pene contro il ‘micro-spaccio’, che sembra essere la giustificazione di questa operazione politico-pubblicitaria, decenni di applicazione di una legge sulla droga iper-proibizionista dimostrano che la possibilità di fronteggiare la diffusione delle droghe, mandando in galera migliaia di persone in più, rende più insicure le carceri, ma non rende più sicure le strade e non toglie un solo grammo di droga dal mercato».

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