Coronavirus. Insulti, complotti e disinformazione: la «civil war» tra i gruppi che vogliono (o no) un 25 aprile in piazza contro il lockdown

L’emergenza Coronavirus ha incentivato la diffusione della disinformazione e la nascita di gruppi contrari alla quarantena, che ora litigano tra di loro

Il 19 aprile 2020 viene pubblicato da La Stampa un articolo dal titolo «L’estrema destra vuole scendere in piazza il 25 aprile: le convocazioni su Telegram». Il gruppo in questione si chiama «25 aprile ORE 17:00 scendiamo in strada chat nazionale #ilnuovo25aprile» che al momento conta oltre 21 mila membri i quali, sulla carta, vorrebbero manifestare contro la quarantena per l’emergenza Coronavirus.


I primi messaggi della chat pubblica, ora rimossi.

Il canale è gestito da un gruppo di persone e in particolare dalla fondatrice, una tal «Real Manu» che invitava gli iscritti a registrarsi nei gruppi regionali associati al canale «I REATTIVI».


I gruppi regionali.

Il canale Telegram e il gruppo stesso fanno leva su fonti e contenuti simili, se non identici, a quelli del gruppo Telegram noto come «Nuova Resistenza Italiana» che oggi si fa chiamare «Nuova Resistenza Resilenza Italiana 2020» con il quale, però, non corre buon sangue. Andrea Libero Gioia, infatti, ha denunciato tramite i suoi canali social la presunta “malafede” dei gestori del nuovo gruppo. Non solo, invita a non seguirli nella «manifestazione» del 25 aprile.

Cercando online riscontro un gruppo Facebook che si chiama «LUCE DELLE STELLE» che però è stato modificato il 19 aprile 2020. Il nome originale, alla creazione, era quello del 3 aprile 2020 ossia «Nuova Resistenza Resilenza Italiana 2020», un cambiamento strano visto le date delle prese di posizione tra un gruppo e l’altro.

Il gruppo Facebook che ha cambiato nome il 19 aprile 2020.

Nel gruppo vengono comunque condivisi i video di Andrea Libero Gioia, ma non solo i suoi. C’è anche chi condivide il video del canale Youtube «Il Greg» del 19 aprile 2020 in cui parla della manifestazione non condividendola. Alcuni dei commenti nella discussione non sono tanto favorevoli al personaggio del video e forse c’è un motivo.

I commenti negativi allo youtuber «Il Greg»

Quella a cui si sta assistendo è una vera e propria «civil war» tra i vari gruppi e influencer che stanno cercando di conservare il proprio pubblico o di attirare quello degli altri, screditandosi a vicenda e arrivando a ritenere che qualcuno si sia «venduto». Nei primi messaggi del gruppo Telegram, per chi ha potuto ascoltare e scaricare sui propri dispositivi anche gli audio condivisi pubblicamente, vengono lanciate accuse di vario genere, definendo «fasulli» – e non solo – i vari personaggi come «Il Greg» e i membri del gruppo «Resistenza Resilenza Italiana 2020».

Non si conoscono le identità di «Real Manu» e degli altri amministratori del nuovo gruppo del «25 aprile». Negli altri casi sono riconoscibili Andrea Libero Gioia, attivo da anni negli ambienti No-Vax, pubblicizzando il noto ciarlatano Andrew Wakefield, e che aveva cercato di proporre in passato la versione italiana dei Gilet gialli francesi.

Uno dei video pubblicati dalla pagina di Andrea Libero Gioia con Wakefield.

Tutt’altra storia quella dello youtuber «Il Greg». Il suo nome, Gian Luca Gregis, circola negli ambienti automobilistici dove viene definito «truffatore» per via di una serie di contestazioni che gli vengono fatte su due fronti. Il primo riguarda la causa giudiziaria sul nome ATS (Automobili Turismo e Sport) dove viene contestata una firma falsa per l’appropriazione del marchio. Il caso si conclude nel 2017 con la sentenza pubblicata da Giurisprudenzadelleimprese.it dove Gregis risulta perdente, ma che lo stesso dichiara – attraverso due video bloccati da Youtube a causa di un reclamo per diffamazione – di aver abbandonato perché non era intenzionato a spendere altri soldi e di essere stato «truffato da dei miserabili».

L’articolo del Corriere della Sera del 22 ottobre 2019 dove viene riportato il nome di Gian Luca Gregis insieme a quello di Daniele Maritan (ATS).

Il secondo riguarda alcune persone che si sono viste sequestrate nel 2015 delle auto acquistate in quanto immatricolate con documenti di origine falsi in cui viene associato il nome ATS e di conseguenza anche Gian Luca Gregis. Il caso venne citato poi nel 2017 in un articolo del Corriere della Sera di Bergamo in cui viene riportata la perquisizione della Polizia in un’abitazione dei Gregis in cui sarebbero stati trovati «timbri, documenti e fatture false». In un articolo del 22 ottobre 2019 del Corriere della Sera riguardo l’inchiesta Golden Motors vengono riportati i nomi delle persone mandate a processo per «associazione finalizzata al riciclaggio», tra queste Gian Luca Gregis innocente fino a prova contraria.

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