Evviva la movida (sicura): uno spritz per far ripartire il lavoro

Prima i runner, poi i party privati e ora la movida additati come untori, quando è indispensabile che le persone, seppure con tutte le cautele anti contagio, riprendano a muoversi e vivere

L’illusione che usciremo migliori dal lockdown e dall’emergenza Covid-19 sta progressivamente svanendo di fronte a un fenomeno collettivo in crescita continua: il voyeurismo sociale, la tendenza a controllare i comportamenti altrui per metterli all’indice come una minaccia per la salute pubblica. Anche quando non sono vietati da nessuna norma o prescrizione sanitaria.


I segnali di questo fenomeno sono tanti. Il primo caso di voyeurismo collettivo ha colpito i runner, i cittadini che in pieno lockdown volevano andare a fare una corsa per sgranchirsi un po’. Sono stati colpiti da un disprezzo di massa cieco e totalmente acritico, che colpiva indistintamente tutti quelli che andavano a correre rispettando le regole. Pochi, pochissimi si facevano la domanda: ma quel signore compie un’azione vietata oppure no?


Questo atteggiamento ha colpito, a caso, tante altre condotte. Qualche giorno fa Alessandro Gassman, attore noto per la sua capacità di non dire mai cose banali o superficiali, è scivolato su una piccola buccia di banana scagliandosi, su Twitter, contro le persone che passeggiano per strada senza mascherina. Ora, si da il caso che la mascherina sia obbligatoria, nei luoghi pubblici, solo in alcune Regioni, e quindi l’invettiva era un po’ stonata: di fatto, sono stati additati come “untori” migliaia di cittadini che non stavano giocando alcuna regola.

L’ultimo esempio di voyeurismo collettivo si sta scatenando contro la presunta “movida” che sarebbe in corso in alcune città italiane (questo nemico è parente della lotta contro i “party privati”, messi all’indice dal Presidente del Consiglio). L’oggetto della critica non sembra tanto il mancato rispetto delle misure di sicurezza: quello che sembrare destare scandalo è che la gente scenda per le piazze per divertirsi, così come fece scandalo il video in cui alcuni cittadini milanesi, il 4 di maggio, ballavano in mezzo alla strada.

Eppure, se uno guarda quelle foto e qui video, scopre che gran parte delle persone stanno a un metro di distanza, come prevede la normativa vigente. E che tanti, anche nelle Regioni in cui non è obbligatorio, indossano la mascherina. Ma allora, se queste persone, nel rispetto delle misure di sicurezza, si divertono e brindano alla ripresa della vita civile, dov’è il problema?

Senza dimenticare che quelle persone sono l’unica speranza che abbiamo per far ripartire il Paese. Non possiamo pensare che l’emergenza economica e sociale che ha investito tutte le economie mondiali si possa gestire sono con i sussidi pubblici, anzi: queste misure hanno il fiato corto.

Possiamo sperare che le economie mondiali riprendano solo se le persone ricominciano a uscire di casa, andare al ristorante, fare shopping e prendere un bello spritz con gli amici. Devono farlo lavandosi le mani, stando a un metro dagli altri (o di più, secondo i casi) e mettendo, ove possibile, la mascherina. Nella massima sicurezza, ma devono farlo.

Foto copertina di Dale de Vera on Unsplash

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