Coronavirus, i numeri in chiaro. Il pediatra Angelo Ravelli: «Se i bambini continuano a essere reclusi, si rischia il disastro»

Secondo il pediatra Ravelli, continuare a impedire ai bambini di vedersi a scuola o per gli sport di gruppo potrebbe essere pericoloso per la loro crescita

Nella notte tra sabato e domenica (ora italiana) è prevista una nuova videoconferenza organizzata dal Boston Children’s Hospital sulla Malattia di Kawasaki. Certo, non ci sono ancora abbastanza dati e abbastanza casi per parlare di un legame certo tra il Coronavirus e questa malattia. Eppure è ormai evidente come ci sia stato un aumento nel numero dei bambini su cui sono stati osservati i sintomi di questa malattia nelle zone più colpite dal Covid-19.


A questo incontro parteciparanno in videoconferenza centinaia di pediatri da tutto il mondo, fra cui anche Angelo Ravelli, direttore della Clinica di Reumatologia dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. È lui che abbiamo intervistato oggi nella nostra rubrica Numeri in chiaro per capire come si sta sviluppando l’epidemia di Coronavirus in Italia.


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Oltre che di Malattia di Kawasaki, come potete vedere nella videointervista, abbiamo parlato anche del ritorno alla normalità per i bambini che ormai da marzo sono in casa senza scuola, senza attività sportive di gruppo, senza cinema e senza giochi all’aperto con altri bambini. E alcune di queste mancanze rischiano di durare ancora, visto che oggi Aifa ha dichiarato che il vaccino potrebbe arrivare solo nel prossimo anno:

«È impensabile e rischia di essere anche pericoloso per la salute mentale e per lo sviluppo caratteriale dei bambini mantenerli ancora in lockdown dopo l’estate. A meno che ci sia una ripresa clamorosa dell’epidemia, che oggi non possiamo immaginare, io credo che si debba far tornare i bambini alla scuola e a socializzare. Naturalmente con le opportune cautele.

Certo, per un certo periodo si eviteranno i contatti stretti, si eviteranno le ricreazioni con l’ammasso e l’assembramento dei bambini, si eviteranno i giochi che implicano il rischio di trasmissione dell’infezione, magari si farà una parte di frequenza in classe e una parte con le lezioni virtuali, ma io credo che i bambini dovranno riprendere assolutamente la frequenza scolastica. Così come non potevamo andare oltre con il freno per le attività economiche, non possiamo andare oltre con il freno alla crescita dei bambini. Sarebbe un disastro».

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