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Coronavirus, di chi è il merito del modello Veneto? Per Zaia della dottoressa Russo. Crisanti: «Ma il suo piano era una baggianata». Ed è lite

23 Maggio 2020 - 15:34 Felice Florio
Zaia, a discapito di chi riteneva Crisanti "l'uomo dei tamponi", disse: «È Russo la madre del modello veneto». Crisanti rivendica i suoi meriti: «La dottoressa non scriverà nessun report scientifico perché non ha nessun dato in mano»

C’è tensione nella cabina di regia che ha permesso al Veneto di diventare un esempio virtuoso nella risposta all’emergenza Coronavirus. E la causa starebbe nella spartizione dei meriti nell’individuazione di un modello in base al quale è stato possibile contenere il contagio in modo migliore rispetto alle regioni limitrofe. I due alfieri della querelle sono il virologo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio dell’Azienda ospedaliera di Padova, e la dottoressa Francesca Russo, capo del Dipartimento di prevenzione della Regione.

Nelle ultime settimane, il protagonista indiscusso del modello veneto è stato scalzato dalla scena mediatica dalla dottoressa Russo, poco propensa ad apparire in televisione o a lasciare commenti sui social. Che dietro l’ascesa di Russo ci sia un tentativo di Luca Zaia di ridimensionare la visibilità di Crisanti? Non è dato saperlo, ma il presidente della Regione ha chiarito «che il ruolo strategico appartiene alla dottoressa Russo» nella lotta al Coronavirus.

La conferenza della discordia

«Lei ha preparato il nostro piano di prevenzione, lei partecipa con me ogni giorno agli incontri con i direttori generali delle Usl. Lei, per noi, è insostituibile», ha detto Zaia nella conferenza stampa del 22 maggio, con Russo al suo fianco. Crisanti, invece «dirige il laboratorio dell’Azienda ospedaliera di Padova, importantissimo, un punto di riferimento per tutti – ha affermato il governatore – ma abbiamo in rete 14 laboratori diversi e a coordinarli tutti è Russo».

La presenza della “signora dei tamponi” è sembrata essere stata studiata proprio per smentire quanto dichiarato da Crisanti il giorno precedente, quando aveva sottolineato il risultato dei «contagi zero» in Veneto. «Sicuramente il professore ha agito in buona fede, si riferiva al report giornaliero – ha dichiarato Russo alla stampa -, ma dobbiamo fare attenzione ai messaggi che mandiamo all’opinione pubblica. Il pericolo non è passato e per ogni valutazione dobbiamo riferirci al trend, non al dato istantaneo del singolo giorno».

La replica di Crisanti

Quello che sembrava essere considerato da tutti come il messia del modello veneto viene messo in secondo piano rispetto al ruolo di Russo, sconosciuta all’opinione pubblica fino a qualche giorno fa. «Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi – ha replicato Crisanti -, deve spiegare perché l’8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi a chi tornava dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti?».

Crisanti rivendica i meriti per chi se li è guadagnati sul campo: «La dottoressa Russo non scriverà nessun report scientifico perché non ha nessun dato in mano», ha detto. Tornando sulla polemica relativa all’annuncio dei contagi zero in Regione, «ho solo detto che era la prima volta dopo 100 giorni. È chiaro che il dato non è stabile, non sono uno sconsiderato, non capisco le ragioni delle polemiche e perché vengono dati meriti a persone che non ne hanno».

Il fuoco non si spegne

Per Crisanti, il suo commento «è stato strumentalizzato». Le avvisaglie che la troppa esposizione mediatica del virologo non era accolta con favore si possono rintracciare già da inizio maggio. Zaia, a discapito di chi riteneva Crisanti “l’uomo dei tamponi”, disse: «È Russo la madre del piano che prevede i tamponi, l’isolamento fiduciario e insomma tutto ciò che oggi viene citato come il modello veneto», riferendosi a un piano che risalirebbe addirittura al 31 gennaio.

La dottoressa, oggi 23 maggio, è ritornata sulla polemica: «Crisanti ha dichiarato di voler fare tamponi ai cinesi attraverso la stampa, non ha mai fatto una richiesta formale» ha precisato. «La notizia l’abbiamo appresa l’11 febbraio da una dichiarazione di Crisanti ai giornali e scrissi io una lettera con Mantoan, il direttore della Sanità del Veneto, per chiedere a Crisanti se ci fossero indicazioni ulteriori di cui era in possesso o se era interessato a presentare un progetto di ricerca».

Zaia, ancora una volta, è tornato sulla questione: «Premesso che Crisanti è una colonna portante della sanità veneta e ha un grande merito di aver ottimizzato il lavoro del laboratorio che gli compete, nell’analisi del virus, dico che la dottoressa Russo ha per legge l’obbligo e il dovere di redigere i piani di sanità pubblica» ha ribadito il governatore in mattinata. «Sarà il mio ruolo mettere a posto i cocci di un’ulteriore polemica, ma le polemiche non servono», ha concluso.

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